Lombardia fertile per le ecomafie: un reato su 4 in provincia di Brescia

Il nuovo rapporto 2021 di Legambiente: è la prima regione del Nord per l’illegalità sull’ecosistema

Verifiche Arpa su fanghi

Verifiche Arpa su fanghi

Brescia, 17 novembre 2021 -  L’epidemia non ha messo in quarantena l’ecomafia, che in Lombardia continua a trovare terreno fertile, con Brescia in testa. È quanto emerge dal nuovo rapporto Ecomafia 2021, realizzato da Legambiente, che ha analizzato i dati frutto dell’attività svolta da forze dell’ordine, Capitanerie di porto, magistratura, insieme al lavoro del Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente e dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli.

La Lombardia, si diceva, continua ad essere uno dei territori in cui l’illegalità ambientale si dimostra più pervasiva e diffusa: è la prima regione del Nord e la settima in Italia per reati accertati con 1.897, il 5,4% di quelli contestati in Italia, 2.613 persone denunciate, 62 arresti e 561 sequestri. In particolare, risulta terza per numero di incendi in impianti di trattamento, smaltimento e recupero rifiuti, con 146 reati, l’11,3% del totale nazionale. La maggior parte dei reati attiene al ciclo illegale dei rifiuti (577 delitti, il 6,9% del totale nazionale), tra i quali emergono nello specifico il 38,7% di rifiuti industriali e metalli pesanti e il 38,3% di fanghi di depurazione contaminati. Più di 1 reato su 4, in Lombardia, è stato commesso nella provincia di Brescia, che risulta al primo posto rispetto alle altre province con 451 reati accertati (373 arrestati, 2 denunciati, 207 sequestri), con un netto distacco rispetto al secondo posto di Bergamo (170 reati) ed al terzo di Sondrio (128 reati). Ultimo posto va alla provincia di Monza Brianza, con 12 reati di ecomafia registrati nel 2020.

Brescia rientra anche tra le prime 20 province in Italia, unica lombarda, per reati legati al ciclo dei rifiuti (92 reati sui 577 di tutta la Regione) e per reati legati al ciclo del cemento con 111 reati sui 720 totali in Lombardia. E c’è sempre Brescia, come unica provincia lombarda, anche tra le 20 italiane per racket degli animali, con 193 reati (357 in tutta la regione). "La Lombardia continua ad essere sotto attacco della criminalità ambientale – ha dichiarato Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia – non si deve assolutamente abbassare la guardia su illeciti che hanno conseguenze potenzialmente devastanti per l’ambiente, soprattutto in questo momento che ingenti risorse pubbliche previste dal Pnrr stanno arrivando sul territorio. Va scongiurato in ogni modo il rischio di infiltrazioni ecomafiose nei cantieri, impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili e di riciclo dei rifiuti, depuratori, interventi di rigenerazione urbana, infrastrutture digitali, opere chiave della transizione ecologica. A fronte di una situazione decisamente allarmante, l’auspicio è che un approccio integrato al contrasto dei roghi di rifiuti possa estendersi a tutti i fenomeni di criminalità ambientale: dall’abusivismo edilizio alle aggressioni al patrimonio paesaggistico, dagli illeciti nella filiera agroalimentare al racket degli animali".

L’associazione ambientalista contestualmente alla pubblicazione del dossier ha stilato 10 proposte al Governo, tra cui quella di inserire, come primo provvedimento utile, i delitti ambientali previsti dal titolo VI-bis del Codice Penale e il delitto di incendio boschivo tra quelli per cui non scatta l’improcedibilità in appello dopo 2 anni e in Cassazione dopo un anno,, ma anche emanare i decreti attuativi della legge 132/2016 che ha istituito il Sistema Nazionale per la protezione per l’ambiente; garantire l’accesso gratuito alla giustizia da parte delle associazioni, come Legambiente, iscritte nel Registro unico nazionale del Terzo settore e impegnate di fronte a qualsiasi autorità giudiziaria in qualsiasi grado di giudizio nel perseguimento dei propri fini statutari.