Liti al pronto soccorso Ci pensa la Croce rossa

Siglata una convenzione tra l’associazione e l’Asst dell’ospedale Civile. I volontari forniranno assistenza e ascolto per prevenire le tensioni

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di Federica Pacella

Stemperare la tensione che si accumula tra pazienti e parenti nelle lunghe attese al Pronto soccorso, per evitare che sfoci in aggressioni al personale sanitario. Questo il compito dei volontari della Croce rossa di Brescia che, grazie alla convenzione siglata tra la presidente Carolina David e il direttore generale di Asst Spedali Civili Massimo Lombardo, arrivano nelle sale del principale Pronto soccorso cittadino.

"Un ritorno alle origini – ricorda David – anni fa era uno dei nostri compiti usuali. Ora torniamo, per affrontare problematiche che operatori e pazienti possono riscontrare". Le infermiere volontarie (una ventina quelle che hanno seguito la formazione) avranno soprattutto il compito di fornire un’assistenza non sanitaria, facendo da ponte tra operatori e utenti e offrendo l’ascolto che, a volte, è sufficiente a evitare aggressioni verbali o fisiche.

Principale motivo di tensione è il tempo di attesa per i codici bianchi e verdi che, in questo periodo estivo, è particolarmente lungo, per effetto dell’aumento di accessi (circa 200 al giorno) e della riduzione di personale, che sta usufruendo delle ferie. "Gli accessi sono aumentati – spiega Lombardo – perché si è combinato l’incremento di casi Covid e le problematiche sanitarie legate alla prolungata ondata di calore".

Aumentano anche le richieste di prestazioni sanitarie da parte di chi non trova altre risposte sul territorio, tra i medici di base: Croce rossa registra addirittura chiamate al 112 da parte soprattutto di anziani che hanno problemi di salute non urgenti (a volte amplificati dalla solitudine), ma che non sanno a chi altro rivolgersi.

"Non possiamo parlare di accessi inutili – spiega Cristiano Perani, direttore del Pronto soccorso del Civile – perché sono persone che hanno comunque dei bisogni a cui va data una risposta. Per la natura del Pronto soccorso, però, non sono prioritari e questo significa che i tempi di risposta non sono quelli che gli utenti si aspettano".

Non tutti la prendono bene, tanto che in tutti i Pronto soccorso si registra l’aumento delle aggressioni verso il personale sanitario che, anche per questo, quando può se ne va.

La presenza di Croce rossa servirà proprio a fare da argine alle tensioni. "Da anni la campagna “Non sono un bersaglio“ ci vede al fianco degli operatori nei conflitti armati – ricorda Barbara Bazzoli, vice ispettrice Infermiere volontarie –. Dal 2019, la campagna è arrivata anche nei presìdi sanitari in Italia".