Limone sul Garda, l’elisir di lunga vita è un gene mutato

Dopo 40 anni riprendono gli studi sullo strano caso della località bresciana, dove una proteina protegge il cuore

Una veduta di Limone sul lago di Garda

Una veduta di Limone sul lago di Garda

Limone (Bescia), 15 febbraio 2019 - "È un debito che abbiamo con la scienza". E, potremmo aggiungere, con l’umanità, perché se l’équipe guidata dal professor Cesare Sirtori riuscirà a capire meglio i segreti dell’“Apolipoproteina A1 Milano” forse si potrà arrivare ad una soluzione per ridurre il rischio di infarto, arteriosclerosi, scompenso cardiaco. Per questo Sirtori, ricercatore affermato in campo farmacologico e biotecnologico, l’uomo che nel 1975 scoprì l’A-1, tornerà l’1 marzo a Limone per presentare la nuova squadra che continuerà a monitorare i portatori dell’elisir di lunga vita.

Tutto iniziò negli anni ‘70, quando a Sirtori, farmacologo già di fama, fu sottoposto lo strano caso di un limonese a cui i farmaci per abbassare i grassi nel sangue facevano l’effetto contrario di far salire i trigliceridi. Si arrivò così all’A-1, primo mutante dell’Apolipoproteina, in grado di eliminare velocemente i lipidi presenti nelle arterie attraverso fegato e bile. Un mutante prodotto dal gene Limone."Tiene al riparo da infarti e arteriosclerosi – spiega Sirtori – e in questo senso è elisir di lunga vita". A rendere ancora più sensazionale la scoperta c’era il fatto che i custodi di questa mutazione genetica erano limonesi tutti riconducibili a Cristoforo Pomaroli e Rosa Giovanelli, sposatisi nella seconda metà del 1700. Tra le principali cause della mutazione e della sua trasmissione ci furono probabilmente i matrimoni tra consanguinei, dovuti all’isolamento di Limone finito solo negli anni ‘30 con la costruzione della strada Gargnano–Riva. "Ma anche il nostro clima – spiega il sindaco Franceschino Risatti – e l’alimentazione: per decenni a Limone l’alimentazione era pesce del lago, agrumi e il nostro olio".

Agli inizi degli anni ‘90 furono condotti i primi esperimenti sugli animali, con risultati positivi: iniettando la proteina clonata si osservò una notevole riduzione delle placche lungo le pareti delle arterie. Tuttavia le difficoltà nella produzione del farmaco (il brevetto nel frattempo era stato acquistato dal colosso Pfizer) sembravano aver fatto calare il sipario sull’A-1. Ora le nuove evidenze emerse dalla ricerca universitaria in Belgio sullo scompenso cardiaco, e a Pisa per l’arteriosclerosi, hanno portato a mettere insieme una nuova squadra che possa continuare le ricerche iniziate quarant’anni fa. La nuova équipe sarà a Limone la prossima settimana per studiare quali siano state le effettive modificazioni cardiovascolari strutturali e funzionali nei portatori, una quarantina di limonesi in tutto. "È un debito che abbiamo con la scienza – spiega Sirtori –. Senz’altro, questo è un caso unico: dagli anni ‘80 si sono cercati altri portatori di questa mutazione in altri luoghi, ma senza successo".