Leno, il supercomitato: "No all’impianto che tratta rifiuti"

Cittadini contrari al progetto

Camion colmi di rifiuti

Camion colmi di rifiuti

Leno (Brescia), 9 novembre 2018 - Il progetto  è nell’aria da tre anni ma i cittadini lo hanno scoperto solo qualche settimana fa, e ora sono sulle barricate: a Castelletto di Leno, al confine con Pavone Mella, potrebbe nascere a breve un "digestore", eufemismo burocratese che sta per impianto di trattamento di Forsu (frazione organica da rifiuti solidi urbani) per realizzare compost e biogas. Uno dei principali in Lombardia. Nulla di deciso, dal momento che servono le autorizzazioni. Abbastanza però per veder spuntare come funghi comitati – per ora a Leno, Castelletto e Pavone – che si sono già riuniti in un coordinamento. E potrebbero accodarsi realtà di Manerbio, Calvisano e San Gervasio.

"Non vogliamo diventare la pattumiera d’Italia più di quanto già non siamo – dice il portavoce, Giorgio Priori, consigliere di minoranza a Pavone – Per bloccarlo invieremo alla Provincia un corposo pacchetto di obiezioni". Il progetto porta la firma della società Agrinatura srl che il 9 ottobre 2017 ha depositato in Broletto l’istanza di Valutazione di impatto ambientale (Via). L’obiettivo è costruire un impianto su una superficie di 36.817 metri quadri (16.695 coperti) per trattare 55mila tonnellate annue di organico. Grazie a trattamento anaerobico e poi aerobico, il “digestore” produrrebbe quasi 4 milioni di metri cubi di metano da immettere nella rete Snam e 11mila tonnellate di compost. "Un mostro che tratterebbe perlopiù immondizia di altre Regioni – attacca Priori – Come saranno smaltiti i fiumi di liquido maleodorante derivante dallo stoccaggio? Senza tener conto che l’impianto sorgerebbe nella zona Fontanili, ricca di corsi d’acqua e pozzi che potrebbero contaminarsi, a 20 metri da un laghetto e a 800 metri da un asilo".

E non è tutto: "Abbiamo scoperto che la prima bozza di progetto era stata presentata nel 2016. E nel 2015 la società aveva acquistato 90mila metri quadri di terreno. La proprietà era della famiglia del nostro sindaco, che dunque non poteva essere all’oscuro".