Brescia, il papà di Lala contro l'amico: "Deve pagare per averla uccisa"

La ragazza strangolata a Manchester, lunedì l'udienza preliminare del processo al ragazzo accusato dell'omicidio

Lala Kamara

Lala Kamara

Brescia, 16 giugno 2019 - Il caso di Lala Kamara, la ventiseienne italo-senegalese uccisa il 9 marzo nel suo appartamento di Manchester, a Danton Court, è già al vaglio della giustizia inglese, pronta a istruire un processo. Domani, 17 giugno, davanti ai giudici si presenterà Mustapha Dia, l’amico 21enne di Lala, a giudizio per averla strangolata. «Per quello che ha fatto deve pagare – si sfoga il padre della giovane, il signor Alou – Io ho fiducia nella magistratura, ma voglio che rimanga in carcere». In tribunale lunedì ci sarà un cugino dei Kamara, che è già volato a Manchester per assistere al passaggio giudiziario ed è in contatto con gli avvocati dei suoi parenti in Italia.

«Quella di lunedì sarà un’udienza preliminare, poi il processo vero e proprio inizierà in settembre – spiega il padre di Lala – In autunno andrò di persona. Voglio sentire bene che cosa salterà fuori in aula, Dia era un amico di mia figlia». A tre mesi di distanza dall’omicidio, Alou Kamara rivela un nuovo dettaglio: «Contro di lui c’è la testimonianza del fratello, che quella sera era a casa di Lala e dopo mi ha chiamato per dirmi che cosa era successo e avvisarmi che era morta». Fermato nell’immediatezza dei fatti dalla Polizia inglese, Mustapha Dia, italo-senegalese proprio come la vittima, lo scorso marzo aveva negato ogni addebito («Io non le ho fatto niente») ma è ritenuto l’autore del delitto ed è ancora in carcere. Con lui era stato arrestato appunto anche il fratello di 25 anni, subito rilasciato perché ritenuto estraneo all’omicidio. I due ragazzi frequentavano spesso l’abitazione che Lala divideva con altre giovani connazionali.

Secondo la ricostruzione accusatoria, l’omicidio è l’epilogo di una rapina degenerata. La ventiseienne si sarebbe accorta che l’amico stava provando a rubarle un tablet, si sarebbe opposta e ne è nata una colluttazione, cui è poi seguìto lo strangolamento. A confermare la causa della morte, l’esame autoptico. Cresciuta nel Bresciano, un diploma da ragioniera conseguito all’istituto Bazoli-Polo di Desenzano del Garda e uno da infermiera in Inghilterra, Lala viveva oltremanica ormai da qualche anno. Inizialmente laggiù si era mantenuta facendo la baby-sitter, poi la cameriera al Mac Donald, mentre in contemporanea studiava da «nurse», infermiera. Era appena stata assunta in una clinica di Manchester quando si è imbattuta nel suo tragico destino.

Prima di volare definitivamente in Inghilterra, aveva vissuto prima a Lonato e poi a Ponte San Marco di Calcinato con il papà Alou, la mamma Tening Diouf, il fratello maggiore Ibra e l’ultimo nato, Demba, 5 anni. Tutta la comunità senegalese e i molti amici bresciani l’hanno salutata in un affollatissimo funerale che si era celebrato a Lonato. Una seconda cerimonia funebre è stata celebrata anche in Senegal. Lala riposa nel cimitero di Kaolak, la città di provenienza dei Kamara.