La rete dei profughi in cerca di lavoro

Molte sono donne: "Tutti si stanno dando da fare, nessuno vuole vivere sulle spalle degli italiani"

Migration

di Federica Pacella

Non solo accoglienza: i profughi ucraini cercano lavoro. Che sia per pagare l’affitto e rendersi indipendenti dall’accoglienza in famiglia, o per pagare le spese del sostentamento (in aggiunta ai 300 euro erogati dallo Stato), la maggior parte di chi è arrivato ed ha un tetto sulla testa ora sta provando a trovare un’occupazione. Natalia, ad esempio, viveva a Odessa, dove lavorava come una cuoca. Ora è accolta a Nave, insieme alla figlia, e sin da subito ha deciso di cercare lavoro. "Non conosco l’italiano – spiega, grazie alla traduzione di Cristina, ucraina che vive a Brescia da vent’anni – se ci fossero dei corsi, li seguirei subito. Comunque sono alla ricerca di lavoro, qualunque cosa. Non escludo di fermarmi in Italia".

Come Natalia, sono tantissime le ucraine (la maggior parte delle arrivate sono donne) che stanno cercando un impiego. La bacheca di gruppi social della comunità ucraina è piena di messaggi. Rossana, ad esempio, si propone come tata per bambini, avendo già esperienza; Alessia è un medico, ma è pronta anche a fare la badante. "Tutti si stanno dando da fare per trovare un lavoro – racconta Ludmilla, una delle responsabili del centro logistico di Folzano da cui partono gli aiuti per l’Ucraina – sia chi ha poi intenzione di restare in Italia, sia chi tornerà a casa non appena sarà possibile. Nessuno vuole stare a spalle degli italiani, tutti vogliono lavorare". Una sponda possibile si è aperta con gli alberghi, cronicamente in carenza di personale. Sul Garda ce ne sono una 50ina che hanno dato la disponibilità ad offrire ospitalità e lavoro, su impulso del Consorzio Garda Lombardia. Anche Federlaberghi Brescia, Confcommercio Brescia ed Ente Bilaterale Bresciano del Turismo hanno avviato il progetto “Formazione e lavoro per l’Ucraina“, che si articola in tre fasi: ospitalità iniziale, formazione alla lingua italiana e professionalizzante e, infine, l’inserimento nel mondo del lavoro bresciano.

Per quanto riguarda l’ospitalità, in base al protocollo firmato il 14 marzo con Regione Lombardia sono stati già messi a disposizione 592 posti letto nel Bresciano. "I passi successivi – spiega il vicepresidente vicario di Federalberghi Brescia e presidente dell’Ente Bilaterale Bresciano del Turismo Alessandro Fantini - ci permetteranno di dare la possibilità ai profughi di formarsi per vivere e lavorare in Italia e di assumerli, visto che oltre il 30% delle imprese del turismo bresciane non sono finora riuscite a concludere positivamente la ricerca del personale".