L’ex docente uccise la moglie In aula è scontro tra le perizie

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I consulenti di accusa e difesa, Sergio Monchieri e Giacomo Filippini, concordano: Antonio Gozzini, l’ex docente che il 4 ottobre 2019 uccise la moglie Cristina Maioli, 62 anni, nell’appartamento di via Lombroso, agì in preda ad "allucinazioni e disturbo delirante di gelosia" e non era capace di intendere e di volere. E’ tuttavia in grado di stare a giudizio. Al contrario, per la consulente della parte civile, Mara Bertini, fu sottoposto ad accertamenti psichiatrici incompleti e la valutazione non è attendibile. Le condizioni dell’ottantenne, a processo per omicidio pluriaggravato (da crudeltà, rapporto di parentela con la vittima e premeditazione), hanno tenuto banco ieri in Corte d’assise. Il pm Claudia Passalacqua ha preso le distanze dal suo consulente, il prof. Monchieri, che non ha discusso in aula. Per il magistrato, più vicino alla psichiatra di parte civile, Gozzini era in sé quando uccise la seconda consorte, un’insegnante di Letteratura italiana all’Itis.

Si avventò su di lei con un mattarello mentre dormiva, le taglio la gola e le squarciò il torace. Provò a tagliarsi le vene senza il coraggio di andare fino in fondo, ammise lui. Riallineò il cadavere sul letto, e rimase barricato due giorni. Poi telefonò a una vicina: "L’ho ammazzata". Era geloso, ma non solo. Litigava con la moglie perché lei pressava per farlo ricoverare temendo un ritorno della depressione di cui aveva sofferto, sostiene l’accusa. Ma per Monchieri e Filippini, non fu la depressione ad armarlo, né disturbi di personalità o cognitivi. Piuttosto, "la marea montante del delirio che lo aveva fatto finire in un tunnel di malessere di cui non aveva parlato con nessuno. Si era convinto di un tradimento". B.Ras.