Caffaro, l'azienda lascia il primo settembre. E i problemi ritornano a galla

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Addio definitivo di Caffaro Brescia dallo stabilimento di via Milano: dall’1 settembre saranno interrotte tutte le attività produttive ancora in essere. L’azienda, che produce il sale utilizzato negli impianti di addolcimento dell’acqua e che non ha niente a che fare con la Caffaro Chimica che ha causato l’inquinamento, non aveva mai fatto mistero di voler lascare il sito bresciano per concentrare la produzione nel Pesarese. Nei giorni scorsi, ha comunicato la data nell’assemblea dei lavoratori e alle istituzioni (Ministero, Comune), che nel frattempo stanno lavorando al piano per la bonifica. Resta da sciogliere il nodo ambientale.

Fino ad ora l’azienda si è occupata di tenere attiva la barriera idraulica che consente di evitare lo spargimento degli inquinanti in falda, con un costo che si aggira attorno al milione di euro. L’azienda dovrebbe occuparsi dell’emungimento anche durante le operazioni di smantellamento, che non si concluderanno in tempi rapidi, ma se lo stabilimento dovesse restare vuoto prima dell’avvio dei lavori di bonifica previsti non prima del 2022, dovrebbe essere il ministero dell’Ambiente a proseguire con le operazioni.

Altro punto è il risvolto occupazionale, che già agita i sindacati. "Il problema dei 54 lavoratori Caffaro Brescia non può essere considerato alla stregua di un effetto collaterale del necessario risanamento ambientale dell’area", commenta il segretario generale di Cisl Brescia Alberto Pluda che chiede alle istituzioni "che il confronto sollecitato dall’azienda per il passaggio di consegne relative alla misure di messa in sicurezza sia allargato alla forte preoccupazione per il futuro che riguarda lavoratori e famiglie". F.P.