BEATRICE RASPA
Cronaca

Jihadisti sul web. Una condanna

Una condanna a un anno e mezzo e un’assoluzione. Così si è concluso ieri il processo in abbreviato per i...

Una condanna a un anno e mezzo e un’assoluzione. Così si è concluso ieri il processo in abbreviato per i...

Una condanna a un anno e mezzo e un’assoluzione. Così si è concluso ieri il processo in abbreviato per i...

Una condanna a un anno e mezzo e un’assoluzione. Così si è concluso ieri il processo in abbreviato per i due ventenni pachistani che erano stati arrestati lo scorso dicembre a Brescia, nei loro appartamenti di via Milano, con l’accusa di aver fatto propaganda aggravata dalla finalità terroristica e dall’odio razziale. La pm Erica Battaglia aveva chiesto una condanna a cinque anni e una di quattro. Entrambi operai, di 20 e 22 anni - uno ha cittadinanza italiana - e ancora detenuti nel carcere di Rosano, stando alla prospettazione accuatoria riversavano sui social contenuti inneggianti al jihad, al martirio, al neonazismo, e postavano messaggi intrisi di odio contro l’Occidente, le donne, i gay e gli ebrei. "Presto se Allah vorrà non avremo più ebrei in Israele…", "Non ho bisogno di una moglie ma di una schiava. Tempo addietro non avrei ritenuto le donne superiori agli animali ma devo ricredermi: dopo un po’ gli animali sono noiosi, invece le donne sono più sofisticate", eran alcuni dei post girati in Rete. La pubblica accusa riteneva i ragazzi esperti comunicatori che con strategie studiate a tavolino moltiplicavano i seguaci, propagando una convinta adesione alla violenza dei gruppi terroristici attivi in Afghanistan, Pakistan, Baluchistan e Palestina. Dal canto loro gli imputati si erano detti innocenti. La frequentazione di siti Web e di testi scritti con istruzioni per fabbricare bombe sarebbe stata dettata da un "puro interesse personale", nulla di più. Le difese avevano chiesto assoluzioni.