Inverno senza pioggia, è già allarme Le riserve idriche sono dimezzate

Il livello di laghi e fiumi ha toccato il minimo degli ultimi vent’anni e in montagna è sceso un terzo della neve. Coldiretti vede nero: "La portata del Po si è ridotta del 40%, a giugno rischiamo di rimanere senz’acqua"

di Federica Pacella

Riserve idriche in rosso dopo un inverno praticamente senza pioggia. I dati rilevati dal Servizio idrometeorologico di Arpa Lombardia, aggiornati al 27 febbraio, non sono una sorpresa, ma restano comunque drammatici. Il totale delle riserve tra grandi laghi, invasi artificiali e neve, nell’area alpina e prealpina nei primi due mesi dell’anno è pari al 53,5% in meno della media del periodo 2006-2020. Sui monti si sono accumulate riserve di neve per 844,2 milioni di metri cubi, in calo dell’11% rispetto alla settimana precedente e del 64,8% rispetto alla media del 2006-2020. Soffrono leggermente meno laghi e invasi, diminuiti rispettivamente di 25,7% e del 34,7%.

Nel complesso, l’inverno meteorologico che si è chiuso con l’1 marzo lascia in eredità riserve idriche per 1,6 miliardi di mertri cubi, contro i 3,4 del 2006-2020. Andando a vedere i singoli bacini idrografici, i dati variano da un minimo discostamento dalla media per il bacino del Sarca-Mincio (-17.6%) a un massimo per il bacino del Brembo (-74.4%). Nel dettaglio, la riserva idrica del bacino del Toce-Ticino-Verbano risulta inferiore alla media del periodo 2006-2020 del 65,1% con un volume invasato nel lago Maggiore di -53%.

Nel bacino dell’Adda, la riserva idrica è calata del 54,5% con volume invasato nel lago di Como pari a -67,6% rispetto alla media degli scorsi anni. La riserva idrica del bacino del Serio è calata del 66,5%, del -61,4% quella del bacino dell’Oglio, dove il lago d’Iseo ha ricevuto il 77,4% in meno di volume invasato. Nel bacino del Chiese, siamo al 45,4% di riserve idriche in meno, con un volume invasato nel lago d’Idro pari al -12,7% della media del 2006-2020. Unico dato positivo è quello del lago di Garda, che ha ricevuto il 4,2% in più di acqua: non a caso, il bacino del Sarca-Mincio è quello che ha sofferto di meno.

Non è possibile, per ora, sapere quanto l’effetto siccità stia impattando sulle acque sotterranee, le falde, su cui gli effetti si vedranno nel medio e lungo periodo. Ben visibile, invece, la conseguenza, nei grandi fiumi, a partire dal Po dove la portata è del 40% in meno rispetto alla media (-60% negli affluenti). Per Coldiretti la siccità del Po minaccia oltre un terzo della produzione agricola nazionale: a rischio ci sono i fabbisogni idrici di un distretto come quello padano che da solo fa il 40% del Pil in agricoltura e il 55% del Pil idroelettrico.

Si confida nella pioggia della primavera per poter portare un po’ di ossigeno alle riserve idriche: il rischio, altrimenti, è di arrivare a giugno senza le scorte per affrontare la stagione estiva. Un disastro che metterebbe in ginocchio non solo l’agricoltura, già in stato di allarme dopo i rincari delle materie prime e l’invasione dell’Ucraina che rischia di minare le riserve europee di grano e cereali, ma anche l’intera industria agroalimentare. Purtroppo le previsioni meteo, almeno quelle a breve e medio termine, non promettono niente di buono.