Inquinamento, Pm 10 senza tregua: in tre mesi la Lombardia ha bruciato il bonus

Milano e Cremona le peggiori, ma Brescia segue a poca distanza con 39 giorni di superamento della soglia

Manifestazione anti-inquinamento

Manifestazione anti-inquinamento

di Federica Pacella

Sono bastati i primi tre mesi dell’anno per bruciare, in quattro capoluoghi lombardi, il “bonus“ di 35 giorni che l’Europa concede per i superamenti di concentrazioni medie di Pm10 giornaliere. In base ai dati delle centraline di Arpa, dall’1 gennaio al 31 marzo, le stime per Comune dicono che Milano e Cremona hanno avuto 41 giorni di superi rispetto al limite giornaliero di 50 µgm3 di Pm10, Brescia e Mantova 39. A poca distanza, con 33 giorni, c’è Monza, dove l’1 gennaio sono state rilevati 122 µgm3. Con le Pm10 volano anche le Pm2,5m, più piccole e quindi ancora più insidiose, perché capaci di raggiungere i polmoni in profondità, a danno della salute: la Iarc ha classificato l’inquinamento dell’aria (di cui il particolato atmosferico è un indicatore) tra le sostanze cancerogene per l’uomo.

"I dati sono ormai noti – sottolinea Carmine Trecroci, professore di Economia dell’Università degli Studi di Brescia, coordinatore del comitato operativo del Centro sviluppo sostenibilità – non è tanto importante la variazione da un trimestre all’altro né vale la pena fare graduatorie tra le città, perché il problema è di scala sovraregionale e, per essere affrontato, richiede provvedimenti coordinati a livello comunale, regionale, sovraregionale e nazionale". Rispetto alla media dell’ultimo decennio, le concentrazioni di particolato sono in diminuzione. "Ma il calo è molto lento e lascia le città a livelli di concentrazione considerevoli, sopra i limiti europei e dell’Oms - sottolinea Trecroci -. Il tema è molto complesso: provvedimenti che si limitino ad intervenire su singole fonti hanno efficacia limitata". La rivista Environmental Research ha pubblicato nei giorni scorsi una ricerca condotta da Elza Bontempi, Claudio Carnevale, Antonella Cornelio, Marialuisa Volta e Alessandra Zanoletti dell’Università di Brescia, sull’andamento dei precursori del Pm10 durante il lockdown a Brescia. Il risultato evidenzia che, nonostante il calo di biossido di azoto per effetto della riduzione del traffico, Pm10 e Pm2,5 non sono diminuite nella stessa misura.

"L’approccio deve essere sistemico, perché se anche riduciamo il contributo di una sorgente, come il traffico, ma comparto agricolo ed energetico continuano ad emettere precursori, il risultato complessivo non cambia", sottolinea Trecroci. Serve, quindi, che i Comuni riducano gli spostamenti dei mezzi privati, che a livello regionale si lavori sui trasporti a lunga percorrenza e su una diversa regolamentazione del comparto agricolo e zootecnico, e limiti nazionali più stringenti per il settore energetico e industriale.