Incidente sul lago di Garda: "Un botto e ho visto quella barca sfrecciare"

Al processo sullo schianto in cui morirono Greta Nedrotti e Umberto Garzarella parla il testimone chiave

Le vittime: Greta Nedrotti e Umberto Garzarella

Le vittime: Greta Nedrotti e Umberto Garzarella

Brescia -  «Dopo che la barca è sfrecciata è passata una seconda barca che ha suonato il clacson più volte e che però non si è fermata". Queste le parole del testimone-chiave, residente nella zona, che ieri ha parlato in aula durante la seconda udienza del processo a Patrick Kassen e Christian Teismann, i due tedeschi (imputati per omicidio colposo, naufragio e omissione di soccorso) coinvolti nell’incidente nautico in cui lo scorso 19 giugno morirono Greta Nedrotti, 25 anni e Umberto Garzarella, 37 anni, ha raccontato quello che ha visto e sentito la sera della tragedia. In Tribunale a Brescia ieri ha partecipato solo Kassen, attualmente agli arresti domiciliari. "Ero in giardino della casa dei miei suoceri, che si affaccia sul golfo di Salò, e avevo notato una lucina in acqua e ho pensato che fossero dei pescatori - ha detto il testimone -. A un certo punto ho sentito un botto, ho visto una barca sfrecciare e non ho più visto la lucina e ho pensato che la barca più piccola fosse stata colpita. Mentre con mia moglie stavamo decidendo se chiamare la Guardia costiera è passata da quel punto una seconda barca, a velocità nettamente inferiore che aveva due luci dello stesso colore. Ha suonato, non si è fermata ed è andata avanti".

In aula ieri anche Fabrizio Cosimo, comandante del nucleo operativo dei carabinieri di Salò. "Quando siamo entrati nella stanza dove dormivano i due tedeschi abbiano sentito un forte odore di alcol", ha detto il militare ricostruendo la mattinata successiva all’incidente nautico del 19 giugno scorso. Parole che hanno sorpreso gli avvocati dei due imputati: i legali hanno fatto notare che la circostanza dell’odore di alcol non era mai stata messa a verbale dai carabinieri. "Mi è venuta in mente solo ora", ha detto il capitano. «Dei due coinvolti uno, Kassen, si è dimostrato subito collaborativo mentre l’altro, Teismann, è apparso subito insofferente al controllo e si è rimesso a letto dicendo: "Non siamo in un sistema totalitario, voglio parlare con mia moglie e con le autorità tedesche", ha ricordato il carabiniere che ha testimoniato in aula specificando che "Kassen ha accettato di sottoporsi all’alcol test e al prelievo del Dna, mentre Teismann si è assolutamente rifiutato di sottoporsi a qualsiasi test".