Il Tiro a segno finisce nel mirino Basta rumore: 60 famiglie al Tar

La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la risposta del Comune alla diffida del comitato

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di Federica Pacella

Da lettere e incontri al Tar: il comitato “Sotto la Paina” di Gavardo ha dato mandato agli avvocati contro quello che è sembrato un voltafaccia da parte del Comune sul caso del Tiro a segno nazionale. Sono 60 le famiglie che vivono attorno al poligono, che si trova su area del ministero della Difesa consegnata in comodato d’uso all’Asd Tiro a segno, in accordo col Comune di Gavardo (erano gli anni ‘60). Da anni si parla di spostarlo nelle ex cave di sabbia, a Soprazzocco di Gavardo, ma per ora non ci sono soluzioni imminenti. "Conviviamo col rumore anche il sabato e la domenica", racconta Giovanna Bononimi, referente del comitato. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata però la risposta del Comune alla diffida inoltrata dal comitato a dicembre, per un provvedimento che impedisse la "reiterazione dell’attività causa dell’accertato inquinamento acustico". In allegato, le prove acustiche fatte privatamente tramite un tecnico certificato da Regione tra il 2019 ed il 2020 che avevano evidenziato il superamento dei limiti previsti dalla zonizzazione comunale in 10 casi su 11. Il funzionario che ha firmato la risposta ha spiegato però che il Comune "non dispone di accertamenti tecnici che attestino l’avvenuto superamento dei limiti acustici", con riferimento alla relazione di Arpa del 3 aprile 2019, in cui si dice che "le misure eseguite in data 26022019 hanno evidenziato il rispetto del limite di immissione assoluto e del limite di emissione dettati dalla zonizzazione acustica". Arpa aggiunge anche, però: "Si potrebbero verificare condizioni di utilizzo dell’impianto per le quali non è possibile escludere una criticità inerente il rispetto del limite". Inapplicabili al Tsn, per il Comune, anche gli articoli 28 e 29 del regolamento di Polizia urbana. Una risposta che i residenti non si aspettavano, visto che lo stesso funzionario, a maggio 2019, aveva scritto al Tsn per chiedere il rispetto dei due articoli e di installare un sistema di monitoraggio del rumore, proprio in base alla relazione di Arpa citata nel rigetto della diffida. "Adesso la questione è affidata ai nostri avvocati e al Tar" conclude Bonomini.