Il padre riabilitato: non dilapidò il patrimonio del figlio

Trascinato in tribunale dalla nipote con l’accusa di aver messo le mani sui soldi. Ora dovrà essere rimborsato

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Era accusato di avere dilapidato il patrimonio del figlio tetraplegico dopo un incidente, e era stato condannato a 3,2 anni. Contro Silvano Becchetti, 82enne di Vestone, si era costituita parte civile la nipote, la figlia del figlio, alla quale il gup Grimaldi aveva riconosciuto una provvisionale di 10mila euro. Il Tribunale civile, davanti al quale i 2 avevano un contenzioso, ha negato a lei il decreto ingiuntivo con cui intendeva farsi restituire 270mila euro. L’anziano nel 2008 nominato amministratore di sostegno del figlio. A trascinarlo in tribunale, la nipote, nel luglio 2015 subentrata nell’amministrazione dei beni del padre. Per lei il nonno avendo il conto cointestato col figlio, rubò 270mila euro. La difesa, con l’avvocato Luigistelio Becheri, in penale aveva sostenuto che l’imputato aveva utilizzato 60mila euro in buona fede per il bene della famiglia. In sede civile eccepiva che dei 720mila euro versati dall’assicurazione a titolo risarcitorio, la donna ne aveva percepito una parte venendosi così a trovare in conflitto di interessi.

Riteneva che il parente avesse fatto più prelievi non documentati. Il giudice Michele Mocciola ha bocciato l’istanza di restituzione per "deficit probatorio": "Era onere della nipote provare l’appropriazione" scrive. Ma la documentazione provante movimenti di denaro, "nulla dice e prova...dell’eventuale utilizzo personale", prosegue la sentenza aprendo spiragli per un appello penale. E "neppure vale la circostanza di una ripartizione di talune somme tra i più stretti congiunti perché il riparto, di cui ha beneficiato la nipote, è stato qualificato come ristoro del danno subito dai diretti famigliari e l’accondiscenza al riparto allontana dall’ipotesi delittuosa prospettata". La nipote dovrà rifondere al nonno circa 7mila euro di spese legali. B.R.