Ha ucciso la ex a martellate Aveva già provato a screditarla

Un anno prima Ezio Galesi aveva scritto al procuratore accusando Elena Casanova

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di Beatrice Raspa

Ha ucciso la ex massacrandole il cranio a martellate. Ora si scopre che già un anno prima di ucciderla aveva tentato di screditarla accusandola (falsamente) di frodare il fisco. Si parla di Ezio Galesi, il 59enne di Castegnato in carcere dallo scorso 20 ottobre per l’omicidio di Elena Casanova, 49 anni. Il pm Carlo Pappalardo ha iscritto l’operaio al registro degli indagati anche per calunnia nei confronti della donna e del suo ultimo compagno. Durante una perquisizione a casa di Galesi, i carabinieri infatti hanno rinvenuto un biglietto scritto a mano, indirizzato al procuratore capo Francesco Prete. Un biglietto non firmato nel quale l’autore punta il dito contro Elena e il nuovo fidanzato, presunti sodali di un gruppo dedito a fatture false e a reati tributari. Ma non è tutto. Un paio di messaggi anonimi dal contenuto identico erano pervenuti nei mesi precedenti in questura a Brescia. Chi indaga ritiene che a scriverli – e a spedirli – sia stato sempre Galesi: la grafia sarebbe sovrapponibile, idem le accuse. In quell’occasione la Mobile si attivò per appurare la fondatezza delle segnalazioni ma non trovò alcun riscontro. Elena, a sua volta operaia (all’Iveco) aveva conosciuto il suo assassino cinque anni prima a una cena degli alpini. La coppia aveva condiviso qualche viaggio e uscita, poi la storia si era spezzata dopo una breve convivenza in occasione del primo lockdown. La sera del 20 ottobre, poco dopo le 19, Galesi ha aspettato la ex sotto casa, in via Fiorita a Castegnato, e le ha sfondato la testa con un martello. Poi è rimasto lì, in piedi, impalato, con il cadavere a terra, a fumare una sigaretta in attesa dei carabinieri. Dopo la fine di quella frequentazione, hanno riferito l’ex marito e il nuovo compagno, Elena per un periodo aveva auto paura. Il 59enne infatti pare l’avesse pressata, seguita e minacciata. Le aveva anche tagliato le gomme dell’auto, a suo dire perché lei non gli aveva pagato dei lavoretti in giardino. Il pm Pappalardo attende gli ultimi accertamenti sull’arma ad opera del Ris e chiuderà l’indagine. Poi per l’omicida, reo confesso, chiederà il giudizio immediato.