Giulia Minola morta al raduno Loveparade di Duisburg: borsa di studio in suo ricordo

Il premio per giovani stilisti istituito dalla madre: "Non mi rimane altro che ricordarla"

Giulia Minola morta a Duisburg

Giulia Minola morta a Duisburg

Brescia - "Che altro mi rimane oggi se non il continuare a ricordarla?". Nadia Zanacchi, la mamma di Giulia Minola, la ventenne di Brescia morta il 24 luglio 2010 nella calca del raduno di musica techno Loveparade a Duisburg, in questi 12 anni ha fatto solo due cose, con determinazione: cercare di avere giustizia e far rivivere la figlia attraverso i suoi sogni incompiuti, lasciati in eredità ad altri giovani.

Anche ieri la signora Nadia era in prima linea. Voce incrinata dall’emozione, al Convitto vescovile San Giorgio ha consegnato la prima edizione di un premio destinato a studenti di moda delle accademie e delle università bresciane. Ad aggiudicarselo è stata la 22enne Barbara Medeiros, diplomata al Fortuny, con un progetto dal titolo Id-entità, incentrato sulla costruzione del sé e della persona. L’iniziativa è un contributo in denaro offerto dalla famiglia Minola e dalla Fondazione della Comunità bresciana, in collaborazione con il Convitto vescovile. Ai primi tre sarà data la possibilità di presentare agli imprenditori la propria idea aziendale.

"Tutto è nato per caso parlando con don Andrea Dotti (il rettore del convitto, ndr ) – dice la mamma di Giulia –. Quando mi ha detto che in collegio ci sono molti studenti degli istituti d’arte il resto è venuto da sé". Il premio, che avrà cadenza annuale, va ad affiancarsi a quello istituito un paio di anni fa al Politecnico di Milano. A ricevere il contributo in quest’ultimo caso sono laureandi o laureati del corso in Moda e Design, frequentato da Giulia dopo la maturità al liceo Calini. Oggi di questa ragazza, unica vittima italiana di quel concerto in cui persero la vita 21 persone e ne rimasero ferite 650, rimangono vive appunto le passioni, una su tutte quella di disegnare e inventare capi d’abbigliamento originali.

Quanto al fronte della giustizia, Nadia Zanacchi ha smosso mari e monti, ma per la strage finora nessuno ha pagato. L’ultimo filo di speranza è la risposta della Corte europea dei diritti dell’uomo. La famiglia di Giulia, l’unica con quella di una 22enne spagnola a dare battaglia legale, vi si è rivolta per imputare allo Stato tedesco la mancata tutela del diritto fondamentale alla vita di chi non è più tornato dal Loveparade. Organizzato in uno scalo merci fatiscente, con un tunnel privo di uscite di sicurezza funzionanti, l’evento si trasformò in una tomba. Ma il tribunale tedesco ha ritenuto che individuare un colpevole fosse impossibile.