Giovani e anziani Quando il passatempo diventa patologico

Prevenire prima che sia troppo tardi. È questa la grande sfida per arginare il fenomeno della ludopatia. Lo conferma Maria Stefania Vizzardi, dirigente struttura semplice dipartimentale di promozione della salute di Ats Brescia.

Partiamo dai dati. Premettendo che il gioco d’azzardo è legale, per quanti questa attività diventa una vera e propria patologia?

"In realtà, è molto difficile stimare il fenomeno del gioco d’azzardo patologico (gap). I dati relativi al giocato, infatti, non ci dicono quanti sono i giocatori patologici. L’unica certezza è che le persone prese in carico sono una percentuale bassissima. Ad esempio, per quanto riguarda Ats Brescia, sono circa 290 a fronte di 26mila giocatori patologici stimati".

Come colmare questa lacuna?

"La prevenzione diventa fondamentale. Non a caso, dal 2019 la Regione ha finanziato il piano locale per il contrasto al gap, ripartendo la quota in egual misura tra cura e prevenzione. Si deve lavorare su due punti: ridurre il bisogno e regolamentare l’offerta di gioco. Per quanto riguarda la riduzione del bisogno, il primo passo è informare, facendo capire che non si tratta di un vizio, ma di un comportamento disadattivo, che si sviluppa soprattutto dove ci sono fragilità. Il nostro piano prevede, per questo, la prevenzione in scuole, luoghi di lavoro, per aumentare i fattori protettivi".

Tra i giovani sta aumentando la propensione al gioco, soprattutto on line. Come si può arginare il fenomeno?

"I giovani, con gli anziani, sono le due categorie di popolazione verso cui c’è maggiore attenzione. Fattori di rischio per i ragazzi sono, ad esempio, la tendenza a sovrastimare la propria capacità di giocare oppure si usa il gioco come ‘tampone’ rispetto ad ansia o noia. Da qui la necessità di rafforzare le competenze di vita, affinché gestiscano le fragilità senza cadere nel gioco d’azzardo patologico. E poi è fondamentale creare occasioni di gioco sano".

E gli anziani?

"Tra i fattori di rischio, solitudine e precarietà dello stato di salute. In ogni caso, è importante che oltre agli operatori sanitari ci sia una rete, composta da terzo settore, associazioni, educatori, medici di medicina generale, anche patronati, servizi sociali, che riescano a cogliere i segnali e ad indirizzare le persone verso i servizi di cura". F.P.