Giallo Bozzoli, serve la super perizia

Per i consulenti dell’accusa il corpo dell’imprenditore non è stato fatto sparire nel forno della fonderia

La svolta del giallo Bazzoli potrebbe arrivare dalla super-perizia sui forni

La svolta del giallo Bazzoli potrebbe arrivare dalla super-perizia sui forni

Brescia - I consulenti dell’accusa hanno escluso che Mario Bozzoli sia stato fatto sparire in uno dei forni della sua fonderia: il contatto del corpo con il metallo a mille gradi avrebbe fatto esplodere tutto, la loro tesi, e in ogni caso qualche residuo avrebbe dovuto essere rintracciato, diversamente da quanto è accaduto. La Corte d’assise, davanti a cui è in corso il processo al nipote Giacomo, rimane però con il dubbio. Come ha fatto l’imprenditore la sera dell’8 ottobre 2015 a volatilizzarsi in una manciata di minuti senza lasciare traccia? Prima di pronunciarsi sulla colpevolezza o innocenza dell’unico imputato dell’omicidio dello zio, i giudici vorrebbero tentare un esperimento. Così, ieri, il presidente Roberto Spanò ha affidato una super-perizia al medico legale Camilla Tettamanti.

L’esperta dell’Università di Genova, affiancata da un ingegnere, dal primo febbraio avrà 30 giorni per dire la sua "sull’effetto termico provocato da un prolungato contatto di un corpo umano con un bagno di metallo fuso ad elevate temperature", recita il quesito. E dire se, "considerate le caratteristiche dei forni della Bozzoli srl, sia concretamente possibile l’inserimento di un corpo con le caratteristiche fisiche di Mario Bozzoli, specificando le modalità di esecuzione". E ancora: "Se l’introduzione di un corpo umano sia destinata inevitabilmente a provocare un’esplosione di grandi dimensioni anche laddove l’operazione venga scandita in due momenti, ossia previa la distensione del corpo sulla superficie e la successiva immersione". Poi se "residuino tracce biologiche rilevabili nei forni, negli scarti, o nell’ambiente". Il perito dovrà inoltre valutare l’opportunità "di un esperimento giudiziale...e quale sia l’animale idoneo a riprodurre gli effetti dei contatto con un corpo umano". Il resto dell’udienza ha dato spazio ai testi della difesa. Il consulente informatico Filippo Vitiello, che ha evidenziato l’assenza di cancellazioni sospette nei telefoni e nei pc di Giacomo in concomitanza della scomparsa dello zio.

L’ingegnere Luigi Danesi ha esaminato i sacchi per le scorie - sacchi nei quali secondo la procura l’imputato avrebbe infilato il cadavere, portato all’esterno nel baule della sua Porsche -, in due casi su tre compatibili con le dimensioni di un corpo, ma non impermeabili. Poi Antonella, da dieci anni compagna di Giacomo, mamma del loro unico figlio, Giacomo junior, "assolutamente convinta" dell’innocenza del convivente. «Giacomo non mi ha mai parlato dello zio, mai mi ha manifestato del risentimento. In generale non parliamo di lavoro, comunque ha sempre ringraziato suo padre e lo zio per quanto fatto in azienda - le sue dichiarazioni - . In questi anni ci hanno vessato in tutti i modi, io ho sofferto di attacchi di panico, ero spaventatissima". La compagna ha spiegato ai giudici che "avevamo sempre persone alle calcagna, che ci seguivano. Ho anche trovato una cimice sulla macchina, l’ho fatta togliere dai carabinieri e ho sporto denuncia". E Jessica Gambarini, la ex di Giacomo che ha raccontato di aver saputo di un suo piano omicidiario? "L’ha lasciata lui, e lei fece una piazzata perché non accettava. Continuava a chiamarlo con tutte le scuse". Nessuna tensione nella famiglia Bozzoli pure nelle parole di Elena, compagna di Alex, il fratello di Giacomo. "Conosco tutti da quando avevo 17 anni: mai ho sentito Giacomo parlare male dello zio. Lui e Alex dicevano sempre che era un grande lavoratore".