Ghirardini, troppe stranezze sul caso: "Vogliamo solo la verità"

L’avvocato della famiglia accoglie con favore la decisione del Gip di non archiviare l’inchiesta per istigazione al suicidio dell’operaio

Giuseppe Ghirardini

Giuseppe Ghirardini

Brescia, 6 gennaio 2020 - Da subito è stato il mistero nel mistero, e tale continua a essere dopo cinque anni. Tanto che su questa strana morte la Procura dovrà indagare ancora. Si parla di Giuseppe Ghirardini, l’operaio della fonderia Bozzoli, trovato avvelenato da due capsule di cianuro tra i monti di Ponte di Legno, a pochi giorni dalla scomparsa del titolare, Mario Bozzoli. Era il 18 ottobre del 2015.

Il gip, Elena Stefana, ha dato ragione alle sorelle e alla ex moglie dell’operaio, che si erano opposte alla richiesta di archiviazione della Procura, e ha disposto un supplemento di indagini. L’inchiesta per istigazione al suicidio del 50enne, in cui sono indagati Giacomo e Alex Bozzoli, nipoti di Mario, dunque continua. Si dice "soddisfatto" l’avvocato Maurizio Simini, che assiste i familiari di Ghirardini. "Vogliamo solo la verità. Questa costola di procedimento è stata penalizzata rispetto all’inchiesta principale. Ci sono troppe stranezze che vanno approfondite. Bisogna almeno provare a fare luce".

I parenti dell’operaio, di turno in fabbrica la sera della scomparsa del titolare, non hanno mai creduto al suicidio. Nessuna traccia di depressione. A breve Beppe avrebbe dovuto riabbracciare il figlio, che vive in Brasile con la madre. Uscì da casa il 14 ottobre per una battuta di caccia e sparì. In quelle stesse ore i carabinieri lo aspettavano in caserma per sentirlo sulla scomparsa dell’imprenditore. A un anno e mezzo dai fatti, un 75enne valtriumplino raccontò di averlo incrociato nella zona in cui fu trovato morto e di aver visto un suv compatibile con quello di Adelio, il padre di Alex e Giacomo. A casa di Beppe furono trovati 4.800 euro in contanti. Per l’avvocato Luigi Frattini, che rappresenta Alex e Giacomo (rinviato a giudizio per omicidio e occultamento di cadavere dello zio) non vi sono prove a carico dei suoi assistiti: le celle telefoniche non registrarono il loro passaggio in zona e il teste non avrebbe credibilità.