Gavardo, bara scoperchiata: i sospetti “escono” dalla tomba

Riemerge un vecchio caso di duplice omicidio

La Procura

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Gavardo (Brescia), 24 settembre 2019 - La tomba profanata di un uomo morto di malattia 18 anni fa, e poi lasciata al cimitero semiaperta, un vecchio duplice omicidio del 1992 mai risolto e un misterioso suicidio forse collegato del delitto. E’ un rompicapo quello con cui sono alle prese i carabinieri di Gavardo e della compagnia di Salo’, un caso per il quale il pm Francesco Carlo Milanesi ha aperto un fascicolo per violazione di sepolcro. Domenica mattina una signora in visita al cimitero di Gavardo si è imbattuta in una scoperta scioccante: una bara estratta dal loculo, la lapide sbriciolata a martellate, la cassa di legno e quella interna di zinco segate all’altezza del volto e del petto del cadavere mummificato, riportato all’aria e poi abbandonato così. Il corpo riesumato appartiene a Francesco Persavalli, benzinaio di Villanuova sul Clisi deceduto a 58 anni nel 2001 dopo una aggressiva malattia che se lo portò via alla svelta. Un uomo senza ombre, dicono gli investigatori, che hanno già sentito la vedova e il figlio, sconvolti e increduli per l’accaduto, tuttora senza spiegazioni. L’operazione è stata eseguita di notte da qualcuno che è entrato al camposanto scavalcando il muro o il cancello, che non presenta effrazioni, e si è servito di arnesi da scasso che poi ha portato con sé. Un atto vandalico? Un gesto mirato per cercare qualcosa? Chi indaga non esclude nulla, se non la profanazione finalizzata a riti satanici e al furto. L’ispezione cadaverica ha chiarito che la salma era integra. E i familiari hanno riferito di non avere sepolto insieme al loro caro oggetti di valore, nemmeno la fede nuziale. Per cercare un movente plausibile si scava nel passato, in particolare nella tragica morte di Riccardo Persavalli, fratello del defunto, avvenuta nel gennaio 1993. L’uomo fu scoperto con un colpo di pistola in testa lungo l’ argine del fiume Chiese tra Prevalle e Gavardo. Ucciso da una pistola rudimentale costruita in casa. Un suicidio, si concluse all’epoca. Ma i dubbi rimasero. Persavalli infatti era grande amico di Giorgio e Marco Mandolesi, padre e figlio di 42 e 23 anni, ammazzati nel dicembre precedente lo stesso giorno con un colpo di pistola alla testa tra Castiglione delle Stiviere e Carzago. Il primo era rappresentante di prodotti per dentisti, il secondo aveva aperto uno studio di odontotecnico. Presunti ricettatori d’oro occasionali, che poi finiva nelle protesi dentarie.