Gavardo, rapito e rapitore a casa dell’ex

Ritrovati (vivi) nel sottotetto dell’abitazione della donna

La palazzina di Angela Insonni dove sono stati ritrovati i due

La palazzina di Angela Insonni dove sono stati ritrovati i due

Gavardo (Brescia), 18 gennaio 2019 - Due giorni da cardiopalma dopo un rapimento nel cuore della notte. Due uomini di cui non c’era traccia da martedì sera, e il sequestratore con sé aveva una pistola. Un dispiegamento di forze: uomini, eliccotteri e cani molecolari. Solo poliziotti e carabinieri armati e nessun volontario per la pericolosità della situazione.

E ieri sera alle 20 il colpo di scena: il rapitore, Abdelouahed Haida, 36 anni, e l’ostaggio, l’operaio Mirko Giacomini, 45, sono stati trovati. Vivi. Nel sottotetto dell’abitazione che il sequestratore fino all’autunno aveva diviso con la moglie, da cui si era separato, nella sperduta frazione di Berniga, a Villanuova. Per tutto il giorno Angela Insonni, la ex, era stata barricata in casa, sorvegliata a vista da carabinieri in giubbotto antiproiettile. Haida è stato arrestato e a tarda sera portato al comando provinciale dei carabinieri di Brescia, dove ad attenderlo per interrogarlo c’era il procuratore reggente Carlo Nocerino.

La storia ad alta tensione è andata in scena tra Gavardo, Muscoline e Villanuova, piccoli centri a poca distanza nell’entroterra gardesano. L’operaio di Gavardo era stato rapito a mezzanotte del 15 gennaio da Haida, ex marito di una collega, Angela. Alle 22 dell’altra sera si era presentato pistola in pugno davanti alla Saf, l’azienda di laminati di Muscoline dove da 25 anni Giacomini lavora. La stessa dove anche lei aveva lavorato nei mesi estivi. Stesso reparto, pressofusione. Cercava lui. Non trovandolo, ha bloccato Daniele, un collega a fine turno. Ha puntato l’arma, lo ha costretto a fargli da autista fino a casa di Giacomini, lo ha fatto scendere in strada e poi ha ordinato che la macchina si dirigesse al santuario di Santa Maria della Neve, tra curve e dirupi, sui monti di Villanuova. A due passi da casa sua. Dopo aver requisito i telefonini di entrambi e liberato l’autista, Haida si è infilato a piedi nei boschi, spingendo la bocca della pistola nella schiena dell’ostaggio. «Haida accusava Giacomini di aver intrecciato una relazione con Angela» ha riferito Daniele ai carabinieri. A far scattare la gelosia sarebbero stati i frequenti passaggi in auto che l’operaio dava alla donna, senza mezzo proprio. «Non so niente, non lo vedevo da un po’, non mi aspettavo questa reazione – sono state le poche parole di Angela, in fuga dai giornalisti -. Comunque non era geloso».

Che tra lei e Giacomini vi fosse una relazione infatti non è dimostrato. «Non è vero, mio figlio non ha nulla da nascondere – si è sfogata la mamma di Mirko, Mariella, angosciata –. Non stavano insieme. Semplicemente qualche volta lui che è un generoso l’aveva accompagnata alla Saf». La signora attendeva Mirko a pranzo mercoledì. Ma non si era presentato. «È abitudinario, quando non viene mi avvisa. L’ho chiamato al cellulare ma era staccato. Ho capito subito che qualcosa non andava. Mi sono fatta accompagnare a casa sua e ho trovato i carabinieri». Anche il cugino, che vive accanto ai genitori di Giacomini, a Sopraponte di Gavardo, ha confermato: «Nessuno sa di questa relazione, non sappiamo che cosa pensare». Schivo, tranquillo, senza grilli per la testa: così appare Mirko, che vive solo, agli occhi dei vicini. Haida, in Italia da anni, regolare e sempre disoccupato, aveva precedenti per droga. La fedina penale di Giacomini invece è intonsa. «A convincere poco è anche il distacco tra Haida e la moglie, lui non faceva particolari pressioni per ricomporre il matrimonio» era l’impressione del procuratore Nocerino. Ieri sera gli inquirenti hanno riascoltato anche l’unico testimone, Daniele. «Mio figlio è spaventato, cercate di capire come ci si sente ad essere minacciati» dice al posto suo papà Antonio. Fuori dalla porta di casa infatti due carabinieri in borghese lo hanno tenuto d’occhio. Fino al colpo di scena.