Agguato da Frank, caccia ai mandanti e ai complici. Sui pizzaioli il sospetto di usura

Tanto denaro significa che il pizzaiolo della Mandolossa prestasse denaro e vantasse credito? È una delle ipotesi che vengono approfondite da squadra mobile bresciana e dalla Finanza. Un’ipotesi importante ma non l’unica perché si possono formulare anche quelle di proventi in «nero» e di una evasione fiscale di Gabriele Moroni e Beatrice Raspa FOTO - Agguato alla pizzeria 'Frank' - I funerali di Frank e Vanna - Arrestati i due killer - Lo scooter dell'aggiuato

Agguato in pizzeria Da Frank

Agguato in pizzeria Da Frank

Brescia, 19 luglio 2015 - La caccia a possibili mandanti e complici del pakistano Muhammad Adnan e dell’indiano Sarjit Singh, in carcere per l’omicidio di Francesco Seramondi e della moglie Giovanna Ferrari. Lo scandaglio dei conti del pizzaiolo della Mandolossa dopo il ritrovamento, in cinque posti diversi di un «tesoretto» di 800mila euro in contanti distribuiti in cinque posti diversi: l’abitazione dei coniugi Seramondi a Castegnato, quella del figlio Marco a Ospitaletto, la pizzeria «Da Frank», l’alloggio a Roncadelle di Arben Corri, il dipendente albanese ferito ancora da Adnan e Singh la notte del primo luglio, la tranche scoperta da un’altra dipendente di Seramondi, la contabile della società. Un particolare: quando si è trovato davanti i suoi assassini, Frank Seramondi stava contando 15mila euro. 

Tanto denaro significa che il pizzaiolo della Mandolossa prestasse denaro e vantasse credito? È una delle ipotesi che vengono approfondite da squadra mobile bresciana e dalla Finanza. Un’ipotesi importante ma non l’unica perché si possono formulare anche quelle di proventi in «nero» e di una evasione fiscale. Di una cosa gli investigatori sono certi dal momento del fermo di Adnan e Singh: il movente che hanno indicato, quello della concorrenza vincente della pizzeria di Frank rispetto a quella del pakistano e di una sorta di vendetta contro Seramondi, appare debole, banale, inadeguata per spiegare una duplice esecuzione. Carmine Esposito, questore di Brescia, fa il punto. 

Qual è il momento dell’inchiesta? «L’inchiesta non è chiusa. Tutt’altro. Si devono esplorare non solo la vita dei due responsabili, ma anche quella del titolare della pizzeria. Le indagini stanno procedendo in queste due direzioni».

Con quali interrogativi? «I due fermati sono semplice manovalanza? Hanno ricevuto da altri l’imput dell’azione? L’ideazione del crimine, la preparazione, il sopralluogo, la via di fuga, l’alibi. Come e da chi si sono procurati l’arma rubata. Dove hanno preso il motorino. Come lo hanno smontato. Stiamo setacciando l’entourage dei due per verificare se possono esserci stati sia dei mandanti sia dei favoreggiatori».

E sul versante delle vittime? «L’altra fonte sono la pizzeria di Frank e la sua attività. Sono in corso uno screening della vita dei coniugi uccisi e una serie di verifiche e controlli contabili».

La liquidità trovata può fara pensare che Seramondi prestasse denaro? «È una ipotesi. Una attività economica ha una sua rendicontazione. Verificheremo il regime degli affari e se tutto rientra al suo interno. Si deve anche accertare in che arco temporale sono stati raccolti quei soldi».

Questa mattina l’udienza di convalida dei fermi nel carcere bresciano di Canton Mombello davanti al gip Giovaanni Pagliuca. «Li ho trovati consapevoli - dice Claudia Romele, difensore d’ufficio di Muhammad Adnan e Sarbjit Singh - sia di quanto hanno commesso sia del fatto di essere in carcere e ho spiegato come si svolgerà l’udienza di convalida».