The Floating Piers chiuso, tentazione da record: successo oltre ogni aspettativa

L’opera di Christo è chiusa. Applausi per tutti. Per chi ha lavorato. Per Christo, che ha portato qualche disagio ma anche emozioni indimenticabili

Chiude The Floating Piers, il saluto del territorio (Fotolive)

Chiude The Floating Piers, il saluto del territorio (Fotolive)

Sulzano, 4 giugno 2016 - La prima sorpresa arriva sulla statale 510: non c’è coda, nemmeno un metro, sulla strada per Sulzano. Nemmeno per Iseo o Marone, dove approda chi arriva in auto, prima di infilarsi su un bus navetta o in un battello. Eppure è l’ultimo giorno di The Floating Piers. E sono quasi le nove. Lo svincolo per Sulzano è chiuso. Eccola la fila: un lungo serpentone di pedoni, che salgono e scendono verso il paese, zaini in spalla. Alcuni arrivano, altri già vanno via.La passerella, d’altra parte, ha aperto ben prima del previsto: poco dopo le cinque, via le transenne. «C’era già gente da più di un’ora» racconta Mario, in attesa al passaggio a livello, ultimo ostacolo verso il traguardo. Il treno ci mette un po’ ad arrivare: carrozze piene, la fermata alla stazione è più lunga del previsto.

La barra si alza. Le vie del borgo, ricoperte dal tessuto giallo ocra che brilla al sole, sono già un’opera d’arte, ma non tutti se ne accorgono. Vogliono salire sul primo pontile, quello che unisce Sulzano a Peschiera Maraglio, primo approdo su Monte Isola. Ci vuole un’ora, poco rispetto alle code dei giorni passati. E dire che di gente ce n’è in giro, parecchia, ma sembra muoversi in modo fluido. «Si saranno spaventati della ressa» ipotizza chi, mettendo un piede sul pontile, si sente un po’ miracolato. «No, stanno arrivando a scaglioni». Vero, ogni tanto l’accesso è sospeso: sui pontili si è raggiunta la capienza massima di 10mila persone. Non si direbbe, ma lungo quattro chilometri e mezzo di percorso, lo spazio non manca. Ci sono coppie, che si sbaciucchiano in punta di piedi. Gruppi di ragazzi che camminano troppo vicino ai bordi: «Lì non si può» gridano i sorveglianti. Qualche anziano ha già indosso il cappello, le mamme mettono la crema protettiva sulle braccia dei bambini.

Alle dieci il sole già picchia. Chi è in coda all’ingresso - l’attesa è un po’ aumentata - apre gli ombrellini. Dal lato di Monte Isola, invece, si fatica a camminare verso le passerelle che portano a San Paolo. Molti si fermano a riposare sotto gli ulivi che sfiorano il lago. Qualcuno già ordina patatine fritte e birra nei chioschi all’aperto. Verso l’una si boccheggia. Le mini-ambulanze sfrecciano a sirene spiegate, verso chi ha accusato un malore. Per chi prosegue spedito, l’isolotto di San Paolo, con le sue parti all’ombra e ventilate, è un’oasi dove sedersi un po’, senza timore di essere gentilmente ripresi: «Avanti. Altrimenti si blocca il flusso».

Ecco, il flusso. Ora dopo ora, i numeri si fanno sempre più impressionanti. A fine giornata saranno centomila, forse più. «Dovremmo arrivare a un milione e 450mila visitatori» azzarda Paola Pezzotti, sindaco di Sulzano, che sta per tirare un sospiro di sollievo. Alla vigilia del grande evento, ne erano stati ipotizzati 30mila al giorno, con punte di 40mila nel fine settimana. E invece i numeri sono triplicati. «Eravamo preoccupati». Come se non bastasse, la prima di tre evacuazioni. L’ultima sabato sera, la più complicata: da codice giallo a codice rosso in 16 minuti. «Quello è stato il momento più difficile» ammette Fiorello Turla, sindaco di Monte Isola. Novemila persone bloccate, nessun problema: ieri è stato tutto un congratularsi con il Centro di coordinamento.

Applausi per tutti. Per chi ha lavorato. Per Christo, che ha portato qualche disagio ma anche emozioni indimenticabili: fa su e giù su una chiatta, in mezzo a barche e motoscafi. Osserva, ascolta, riprende. E chi cammina sui pontili, magari a piedi nudi come lui suggeriva, si interrompe per guardarlo, per battergli le mani. L’ultima passeggiata fluttuante è una lunga catena umana. I sindaci si abbracciano a metà passerella: Turla tornerà a Monte Isola, Pezzotti a Sulzano. Ci sono i ritardatari, arrivati con l’ultimo treno, e i tiratardi, che proprio non ne vogliono sapere di salutare l’opera d’arte. E’ l’ultima occasione: già nella notte si inizierà a smontare le parti più vicine alla sponda, per scoraggiare l’accesso. Fuori tempo massimo.