Omicidio a Fiesse, 43enne uccide il patrigno: "Tragedia annunciata"

L'uomo viene arrestato in casa ubriaco e in stato confusionale

I rilievi dopo l'omicidio del 74enne

I rilievi dopo l'omicidio del 74enne

Fiesse (Brescia), 22 maggio 2018 - "Una tragedia annunciata". A Fiesse lo sapevano tutti che qualcosa di brutto a casa di Marino Pellegrini, agricoltore 74enne in pensione, poteva succedere da un momento all’altro. Il momento è arrivato ieri, intorno alle 15, tra le mura domestiche di via XX Settembre. Sebastian, 43 anni, problemi psichiatrici, di droga e alcol, uno dei due figli della moglie polacca dell’anziano, lo ha ucciso piantandogli una coltellata in pancia.

A dare l’allarme è stata la donna, che era in casa con lui e il marito. L’omicida non ha cercato nemmeno di scappare. Era ancora nella sua abitazione, lo sguardo allucinato dagli psicofarmaci e dalle birre tracannate a volontà. Chiuso nel mutismo più assoluto, anche nelle ore successive, davanti agli investigatori e al pm Ambrogio Cassiani. «Era una situazione borderline. Moglie ed entrambi i figli erano seguiti dai centri psicosociali del territorio almeno da dieci anni – spiega il sindaco Chiara Pillitteri -. Noi come amministrazione più di tanto non potevamo fare. Se fossero state fatte scelte giudiziarie diverse e se quell’uomo fosse stato tenuto in comunità o in carcere non saremmo arrivati a questo punto. A giugno era fissata l’ennesima udienza per capire se doveva essere ricoverato in un centro. Ma il peggio è accaduto prima».

Schiavo della bottiglia, ieri alle 13 Sebastian, che peraltro anni fa guidando ubriaco aveva provocato un frontale a Castelletto di Leno in cui morì una famiglia, ha varcato la soglia del bar Speranza per chiedere tre birre Moretti da 66. «Barcollava, non era lucido, ho preso una scusa e non gli ho venduto nulla» spiega Laura, la barista. L’omicida non si è però rassegnato. Ha raggiunto a il bar Speranza, duecento metri più in là, e alle 14,30 ha trovato il suo pane quotidiano. Mezz’ora dopo ha ucciso Pellegrini.

Anche il parroco conosceva il nucleo familiare del pensionato. «I vicini erano preoccupati – spiega don Andrea -. Carabinieri e ambulanze erano una presenza assidua in via XX Settembre per i litigi». Paola Cerutti, le finestre dell’abitazione che danno proprio sul retro della cascina, ne sa qualcosa: «Marino era disperato e aveva paura, ma non sapeva che cosa fare. La signora ha minacciato me e mia figlia tante volte per motivi assurdi».