Brescia, Felice Maniero ai giudici: "Nessuna violenza, datemi i domiciliari"

Le tesi durante l’interrogatorio di garanzia dopo l’arresto a seguito della denuncia della convivente

Felice Maniero detto “faccia d’angelo” irridente in una foto d’epoca

Felice Maniero detto “faccia d’angelo” irridente in una foto d’epoca

Brescia, 22 ottobre 2019 - “Felicetto” non si è sottratto all’interrogatorio. L’eloquio, del resto, non gli è mai mancato. Potrebbe raccontare fatti e misfatti per ore, riaccendere le luci della ribalta criminale che nel passato lo hanno visto come un protagonista. Immagine sbiadita dal tempo, da qualche affare andato male, dai pochi soldi (lui che era abituato a champagne) che gli giravano. Lui adesso deve difendersi da accuse pesanti, da Codice rosso: maltrattamenti fisici e psicologici ai danni della sua compagna, di 47 anni, ora in una comunità protetta.

Davanti al giudice delle indagini preliminari, Maria Luisa Mazzola, che lo ha interrogato per rogatoria, l’ex boss del Brenta, Felice Maniero, 65 anni, da venerdì in carcere a Bergamo, ha parlato per circa due ore. Assistito dall’avvocato di fiducia Luca Broli, Maniero ha fornito la sua versione dei fatti. Non ha negato che il rapporto con la sua compagna dopo 25 anni di vita vissuti assieme, possa aver subito una sorta di “deragliamento”. Non ha negato di aver avuto alcuni scontri verbali con la compagna. Scontri conditi da qualche epiteto di troppo, qualche spintone di troppo. «E’ vero, ammetto di averla insultata, qualche volta è volato anche uno schiaffo», ma allo stesso tempo ha negato di averla picchiata. Per il suo difensore, il quadro sarebbe stato amplificato. Maniero è parso preoccupato per le contestazioni che gli sono state mosse, preoccupato anche per la figlia 19enne alla quale ha voluto inviare un pensiero tramite il suo legale. Al termine il suo difensore ha chiesto una pena meno afflittiva, i domiciliari. La decisione nelle prossime ore.

La custodia cautelare che ha fatto finire in carcere “Faccia d’angelo” è stata firmata giovedì dal gip di Brescia e l’arresto è scattato il giorno dopo, secondo la legge introdotta ad agosto e che garantisce un canale privilegiato per le donne che subiscono violenza. La denuncia della sua compagna, stanca di dover subire soprusi. Così il 22 maggio, al termine dell’ultima scenata, si è presentata al Pronto soccorso dell’ospedale di Brescia per farsi medicare. La compagna di Maniero è magrissima, debilitata. E fragile. «Forte cefalea», scrive nel referto un’ infermiera. Ma mentre si sottopone agli accertamenti improvvisamente scoppia a piangere. Un crollo che la spinge a confidare tutto ai medici: «Sopporto una situazione ormai insostenibile con il mio compagno, non ce la faccio più. Mi maltratta e alza le mani». Da anni. L’uomo che la donna denuncia è Felice Maniero, l’ex boss che tra gli anni Ottanta gestiva il gioco d’ azzardo tra Nord Italia e Jugoslavia, rapinava banche, assaliva furgoni blindati e seminava morti di overdose con lo spaccio di droga in Veneto.

Un vita criminale terminata dopo dopo la cattura nel 1994, quando “Faccia d’angelo” decise di collaborare con lo Stato e fece i nomi di tutti i suoi compari. Con lui c’era già quella donna che lo ha denunciato, per oltre vent’anni gli è sempre stata accanto. quando viene sentita dagli investigatori e subito dopo decide di andarsene di casa. Quello che non poteva immaginare l’ex boss della “Mala del Brenta” è che le indagini sarebbero andate avanti fino a venerdì, quando la polizia ha bussato alla sua casa a due passi dal centro di Brescia per arrestarlo sulla base delle procedure del “Codice rosso”.