Caldo, siccità e ristagni d’acqua: così la Febbre del Nilo dilaga

Cresce la preoccupazione dopo la prima vittima accertata in Lombardia: è un bresciano di 74 anni

Sono le zanzare il principale veicolo di trasmissione della Febbre del Nilo

Sono le zanzare il principale veicolo di trasmissione della Febbre del Nilo

Brescia - È un pensionato di 74 anni residente a Cigole, nel Bresciano, il primo deceduto lombardo per West Nile Virus, il cui serbatoio sono gli uccelli selvatici e le zanzare. Da qualche anno viene monitorato l’andamento della diffusione, tipica del Nord Italia, ma quest’anno preoccupa l’aumento di casi umani di questa infezione. In Lombarda, da inizio giugno, il bollettino dell’Istituto superiore di sanità del 10 agosto segnala 5 casi in forma neuro-invasiva sugli 87 di tutto il Nord Italia, 3 casi con febbre, 3 intercettati tra donatori di sangue. Dei 5 casi gravi, 1 è bresciano, 1 vive nel cremonese, 2 sono mantovani, 1 è lodigiano. Tutti hanno più di 65 anni. Sono stati già 10 i decessi a livello nazionale, di cui uno, appunto nel Bresciano, dove da giovedì i Comuni stanno procedendo a nuove disinfestazioni per cercare di frenare la diffusione, che avviene soprattutto tramite le punture di zanzare. Nel frattempo, si monitora anche la presenza di Usutu virus, simile al West Nile, già rintracciato in un pool di zanzare a Milano e in uno a Brescia, sui 58 pool positivi in Italia. Il sistema integrato umano-veterinario di sorveglianza sulla circolazione del virus consente di monitorate sia le infezioni in zanzare, cavalli (soggetti ad essere infettati), uccelli, che negli uomini.   

Verrebbe da dire che era già tutto previsto. Da tempo gli esperti avvertono che con i cambiamenti climatici aumenta anche il rischio di malattie infettive, perché le alte temperature creano le condizioni ambientali ottimali per il proliferare di virus che poi entrano in contatto con le persone. Esattamente quello che sta accadendo per il West Nile Virus. La sua presenza nell’area padana non è una novità, ma il numero di infezioni umane quest’anno è in netta crescita: in tutto il 2018, anno di picco in base alla serie storica dell’Iss (iniziata nel 2017), c’erano stati 49 decessi su 619 casi, mentre nel 2022 siamo già a 10 morti su 144 positività in Italia.

Francesco Castelli
Francesco Castelli

«Il virus in Italia è concentrato per lo più nell’area padana, tra Veneto, Lombardia, Piemonte, con qualche caso anche in Sardegna – spiega Francesco Castelli, responsabile dell’UO Malattie Infettive e Tropicali degli Spedali Civili di Brescia –. La ragione sta nella presenza di acqua dolce, tra laghi e fiumi, che rappresenta l’ambiente ideale per le zanzare. Quest’anno, le alte temperature hanno riscaldato l’acqua ristagnante, facilitando la riproduzione delle zanzare. Se mettiamo insieme caldo, siccità, pozze calde d’acqua, presenza di uccelli migratori che sono il serbatoi del virus, capiamo perché si registra anche una maggiore diffusione delle infezioni, che in genere partono in Veneto e poi arrivano nella pianura lombarda".

Va detto che i casi gravi sono una piccola percentuale delle infezioni. Fra i casi sintomatici, circa il 20% presenta sintomi leggeri: febbre, mal di testa, nausea, vomito, linfonodi ingrossati, sfoghi cutanei. In un caso su mille il virus può causare un’encefalite letale. «In realtà, numeri reali delle infezioni sono maggiori di quelli che vengono intercettati – sottolinea Castelli – ma questo non deve esser motivo di allarme, perché la maggior parte delle persone non presenta sintomi. Le situazioni più gravi riguardano solitamente persone con fragilità, soggetti immuno-compromessi". Per ora non ci sono vaccini che possano tutelare i più vulnerabili. "È possibile pensare che se questa malattia dovesse diventare un problema di sicurezza sanitaria mondiale, possano essere sviluppati". Oltre all’impatto diretto sulla salute, il virus ne ha anche uno indiretto, perché, per evitare i contagi, normalmente vengono sospese le donazioni di sangue dei soggetti che soggiornano nelle aree endemiche. "Non so se le alte temperature dell’estate 2022 diventeranno la normalità – conclude Castelli – ma è fondamentale impegnarsi per invertire la rotta dei cambiamenti climatici".