"Farai la fine di Sana", genitori e fratello a processo

Amira e le sorelle fuggite dalla casa di Concesio. In aula i testi della difesa:. "Mai assistito a violenze"

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Nuova udienza ieri per il caso di Amira (nome di fantasia), 25enne studentessa pakistana scappata con le sorelle da una morsa di presunti abusi in famiglia. Maltrattamenti, lesioni e tentata induzione al matrimonio sono i reati imputati a padre, madre e fratello maggiore. In tasca una laurea in Cattolica da assistente sociale, Amira e le tre sorelle minori il 25 agosto 2019 fuggirono al pronto soccorso lasciando l’abitazione di Concesio in cui erano cresciute con i genitori e i due fratelli e li denunciarono.

"Farai la fine di Sana Cheema" si sarebbe sentita dire la giovane dal fratello oggi imputato, il quale per punirla di essere “una cattiva musulmana“ le avrebbe fatto un occhio nero. L’episodio che provocò la rivolta delle ragazze fu l’ennesima lite. Il fratello le avrebbe costrette a lavargli il piatto della cena. Per l’accusa, il rifiuto generò un pestaggio con mattarelli e manici di scopa. "Mamma e papà ci dissero che gli studi ci avevano messo sulla cattiva strada e che ci avrebbero riportato in Pakistan. Noi grandi ci saremmo sposate, le piccole in convento".

Assistiti dall’avvocato Ennio Buffoli, i familiari hanno negato gli addebiti sostenendo di seguire sì il Corano, ma di avere lasciato alle figlie la libertà di vestirsi, uscire e studiare. Una tesi ieri avallata da 6 testi della difesa, tra cui alcune amiche che hanno dichiarato di non avere mai assistito o saputo di violenze.

Si prosegue il 6 ottobre con la deposizione dell’iman, intervenuto da mediatore. B.Ras.