Mamma uccisa a Breno, "Era in cucina quando l’ho strangolata"

Interrogatorio di garanzia per il figlio che ha ucciso la madre con problemi psichici. Ma del movente non c’è traccia

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Vincenzo Capano rimarrà in carcere. Lo ha deciso ieri il gip, Chistian Colombo, al termine dell’interrogatorio di convalida del fermo per il 24enne di Breno, che giovedì scorso a Breno ha ucciso la madre psichiatrica Francesca Mesiano, 53 anni a dicembre, e dopo avere vegliato il cadavere per qualche ora ha chiesto aiuto ai carabinieri. Il giovane ha confermato le stesse dichiarazioni rese a distanza di dodici ore dal delitto prima allo psichiatra dell’ospedale di Esine, dove era stato accompagnato per accertamenti, e poi al sostituto procuratore Roberta Panico.

"Eravamo in piedi in cucina, le ho stretto le mani attorno al collo e poi lei è caduta sul divano" ha ripetuto Capano, che risponde di omicidio aggravato dal rapporto di parentela con la vittima. Sul movente non ha fornito particolari delucidazioni. "Non c’è un motivo particolare" avrebbe ammesso, facendo riferimento a frequenti litigi con la madre per questioni banali, litigi ingigantiti dalla convivenza e dal rapporto molto stretto tra i due e da un momento di particolare tensione. Non è stato in grado, però, di ricostruire una ragione precisa dell’aggressione. L’autopsia, svolta nelle scorse ore, ha confermato che il ragazzo ha detto la verità: la signora è morta strozzata, e il decesso è collocabile intorno alle 17-17,30 di giovedì scorso. L’omicidio si è consumato in una casa popolare in via Ghislandi che il Comune aveva messo a disposizione per il piccolo nucleo familiare.

Un nucleo problematico, costituito appunto dalla cinquantatrenne e dal secondogenito – la prima figlia vive nella Bergamasca – seguito dai servizi sociali, con seri problemi sociali ed economici, che viveva grazie al reddito di cittadinanza e alle indennità per le patologie psichiatriche della donna. Disoccupato, il ventiquattrenne l’altro giorno l’ha uccisa e poi è rimasto in casa con lei circa quattro ore, sotto shock, a vegliare il corpo esanime. Intorno alle 21 si è recato dai carabinieri della stazione brenese e ha chiesto aiuto in modo sibillino: "Ho avuto problemi con mia mamma dopo che avevamo litigato".

La confessione da parte di Capano, rimasto a lungo allucinato e chiuso dietro un silenzio impenetrabile per una sera e una notte intera, è arrivata solo l’indomani, venerdì, quando i militari avevano ormai intuito che la morte della signora fosse sospetta, seppure in apparenza il cadavere non mostrasse segni evidenti di violenza.

Molte circostanze inquietavano. A partire dall’atteggiamento di Capano, che di recente nominato amministratore di sostegno della mamma, per proseguire con le condizioni di oggettiva difficoltà in cui versava la famiglia, ripiegata su sé stessa, senza relazioni sociali né supporti amicali, e incardinata su un rapporto totalizzante tra madre e figlio. Solo lo psichiatra dell’ospedale di Esine è riuscito a trovare la chiave per aprire uno squarcio nel muro innalzato dall’assassino. L’avvocato Gerardo Milani, che assiste il giovane, ha già annunciato che a breve formalizzerà una richiesta di perizia psichiatrica con la formula dell’incidente probatorio.

"A farmi ritenere che il quadro psicologico di Capano meriti un approfondimento è anche il suo stato d’animo attuale, apatico ed evitante, come se non avesse piena percezione dei fatti o come se i fatti gli scivolassero via – spiega il legale – Vive in un mondo suo, è in una bolla". Dopo averlo ascoltato rispondere alle domane, il gip, Chirstian Colombo, ha convalidato il provvedimento di fermo e disposto una misura di custodia cautelare in carcere.

Beatrice Raspa