Elena Perotti, una nuova vita dopo aver sfregiato l'ex con l'acido

La donna si è trasferita in un’altra regione

Elena Perotti (Fotolive)

Elena Perotti (Fotolive)

Brescia, 3 agosto 2019 - Elena Perotti, la donna che nel 2012 insieme a un complice ha sfregiato con l’acido l’ex fidanzato William Pezzulo, nelle scorse settimane, avvisato il Tribunale di Brescia, ha lasciato la sua provincia di nascita per trasferirsi in un’altra regione, ad oltre 300 chilometri di distanza dal suo paese natale, Travagliato, e da Ospitaletto, dove ha vissuto agli arresti domiciliari fino a poco tempo fa: prima con l’ex marito e poi sola, dopo essere diventata la vittima dei suoi maltrattamenti. La donna, che non vuole più rilasciare dichiarazioni ufficiali alla stampa, ha spiegato che desidera «vivere una vita normale, senza essere più riconosciuta». Vuole, insomma, rifarsi l’esistenza, dopo che ha scontato la sua pena principale e dopo che ha terminato il corso di studi in Conservazione dei Beni Culturali, laureandosi. Ha ancora un periodo di arresti domiciliari da scontare per stalking. Poi sarà libera.

L'ultima volta che ha parlato, si era detta «una donna nuova» e volle chiedere perdono a Pezzulo, che porterà per sempre i segni di quanto lei gli ha fatto e che oggi è invalido al 100% e non può condurre una vita normale. Quasi cieco, l’uomo, che vive a Travagliato con la madre e il padre, ha dichiarato di averla perdonata, ma «di non volere mai più avere a che fare con lei e di non avere nessuna intenzione di incontrarla». Ha anche espresso la speranza di ricevere il risarcimento predisposto dai giudici, mai arrivato perché Elena Perotti e il suo complice risultano nullatenenti.

Pezzulo, in compenso, sta pagando di tasca propria le cure mediche estetiche, non sovvenzionate dal Sistema sanitario nazionale che si preoccupa solo di quelle indispensabili per la salute e sta pagando i suoi avvocati. La famiglia, per aiutarlo, ha venduto il bar che possedeva e speso tutti i propri risparmi. Nel frattempo Elena è diventata mamma due volte: la prima di un bimbo che lei ha sempre dichiarato essere di Pezzulo ma per cui non è mai stato effettuato l’esame del Dna, la seconda dal marito, incontrato mentre era in detenzione in una comunità terapeutica della provincia di Bergamo.

Negli ultimi anni ha sofferto di due gravi forme tumorali da cui si è ripresa. Entrambi i piccoli le sono stati inizialmente tolti e qualche mese fa si è separata dopo che il coniuge l’ha presa per il collo e l’ha fatta finire in ospedale. Presto, salvo colpi di scena, Elena, che si trova già nella sua nuova casa, potrà riabbracciare la figlioletta Rebecca, che la Corte di Cassazione ha definito non adottabile e che le sarà resa. Non solo: aspetta di conoscere quale sarà la sentenza relativa al primogenito Gabriel. Ad assisterla, per la parte civile è l’avvocato Maria Cristina Tramacere, che ha dimostrato come le capacità genitoriali della donna non siano mai «venute a mancare o poste in discussione».