Brescia, stordita con la droga e stuprata: processo il datore di lavoro

La madre della vittima: "All’uscita del ristorante sembrava un fantasma"

Tribunale di Brescia

Tribunale di Brescia

Brescia -  Stordita con la droga dello stupro infilata in un bicchiere di vino e poi violentata nell’interrato del ristorante dal datore di lavoro. È quanto ha denunciato una ragazza all’epoca dei fatti diciottenne, cameriera neoassunta in un locale in centro a Brescia, in via Trieste.

Era la sera del 12 dicembre 2019. A processo c’è il titolare, 27 anni. Ieri davanti ai giudici sono sfilati i primi testi di accusa e parte civile, e la parte offesa. "Di quella sera ricordo solo che avevo bevuto un bicchiere a fine turno, poi più nulla - ha raccontato lei -. Quando mia mamma è venuta a prendermi ero mezza spogliata. Il giorno dopo in prontosoccorso hanno accertato tracce di sperma e mi hanno dato la pillola abortiva".

E la madre: "All’uscita del ristorante ho trovato mia figlia che pareva un fantasma. Era devastata dal pianto, aveva vestiti e anfibi slacciati. Non voleva parlare. A casa è svenuta. Nel panico ho chiamato un amico soccorritore. Non riuscivamo a svegliarla, era semi-incosciente. Ha aperto gli occhi solo il mattino, l’abbiamo portata in ospedale. Ci ha raccontato i fatti con il contagocce. Siamo stati noi a convincerla a denunciare, lei voleva solo cancellare. Sono convinta che sia stata ridotta a vegetale con qualche droga e abusata. Soffre ancora di attacchi di panico".