Montichiari, farmaci letali a pazienti Covid: "Io dottor morte? No, un complotto"

La difesa in aula di Carlo Mosca, ex primario del pronto soccorso a porcesso per triplice omicidio aggravato e falsificazione di cartelle

Carlo Mosca, ex medico del pronto soccorso di Montichiari

Carlo Mosca, ex medico del pronto soccorso di Montichiari

Brescia - A distanza di anni ricorda tutto nei dettagli. Nomi dei pazienti, valori, patologie. "I malati sono il mio pane, devi creare empatia" dice il dottor Carlo Mosca, l’ex primario reggente del pronto soccorso di Montichiari dal gennaio 2021 ai domiciliari con l’accusa di avere soppresso tre pazienti Covid e ora a processo in Assise per triplice omicidio aggravato e falsificazione di cartelle.

Dipendente della Asst Spedali Civili dal 2006, in aula per quasi 5 ore si è difeso con forza. "Ho fatto di tutto per salvare i miei pazienti. Nessuno è stato abbandonato al suo destino, non li ho accompagnati alla morte, né gli ho io iniettato quei farmaci. Lo ha fatto qualcuno a cui non stavo simpatico, per farmi del male". L’ex primario ha raccontato come, costituita l’unità di crisi, nel giro di poco ha strutturato il prontosoccorso per reggere l’urto dello tsunami Covid. «Quel marzo abbiamo visitato 915 pazienti, di cui 104 sono morti. In 4 giorni ho trasformato la mensa in un’obi covid, 20 posti letto in più". Natale Bassi, 61enne di Ghedi, era arrivato il 19 sera. "Fortemente dispnoico, non rientrava nei criteri di intubazione per numerose comorbilità: aveva il cuore un canarino, era al limite dell’obesità, diabetico e cardiopatico. L’ho visto per la prima volta la mattina del 20. Ero convinto fosse appena arrivato. Era cianotico. Di getto pensai di intubarlo. Ho chiesto succinilcolina e altri due farmaci per l’intubazione rapida. Non ne avevo parlato con la rianimazione perché non c’era il tempo: prima viene la vita del malato, un posto lo si trova, ho pensato. L’infermiera però mi ha informato che non era candidato intubazione perché non migliorava. Sono rimasto spiazzato. Ho invitato tutti a uscire per erogare ventilazione ad alti flussi, solo io avevo la FFp3 e gli altri, non protetti, rischiavano il contagio. Il tempo di andare a cercare il medico di turno per chiedergli di cercare i parenti e Bassi è stato trovato in arresto. In quei giorni c’erano morti improvvise per complicazioni. Non mi stupivo".

Angelo Paletti, 79enne di Isorella, il secondo paziente contestato, "arrivò in ambulanza la sera del 22 in codice rosso. Era comatoso, con piaghe da decubito di terzo stadio e vermi. Magro come un profugo di Auschwitz, con un’infezione in corso da giorni. Una lastra rilevò una doppia polmonite. Un quarto d’ora dopo era morto. Ma io non sono mai rimasto da solo con lui. E prima di essere spostato un sala mortuaria è rimasto in prontosoccorso 40 minuti". In Paletti è stato trovato Propofol, un potente sedativo in uso anche per le intubazioni. "Dargli quel farmaco significava ammazzarlo, e chiunque può averglielo iniettato. Quella sera eravamo di turno in sette". Tra cui Michele Rigo, l’infermiere che ha fatto scattare la denuncia dopo essersi sentito chiedere al telefono dal primario a suo dire di somministrare succinilcolina. "Rigo ha capito male. Non so chi abbia avuto interesse a inventare queste cose. Certo alcuni erano stressati perché venivano spostati di reparto e gli avevo tolto il giorno di ferie". Anche le tre fiale di Propofol vuote trovate nel cestino del vetro sarebbero una trappola. Mosca un’idea se l’è fatta: "Controllando gli ingressi Rigo e Bonettini (un altro infermiere, ndr), si sono parlati. Bonettini ha costruito il cestino, ma sono supposizioni". Ernesto Nicolosi, 87enne di Carpenedolo, il terzo paziente la cui morte è attribuita a Mosca, è deceduto in mezz’ora.