Diede la dose mortale a Francesca Ora Paloschi tace davanti al Gip

È indagato per l’omicidio preterintenzionale della giovane donna deceduta lo scorso 23 agosto

Migration

di Beatrice Raspa

Interrogatori di garanzia da remoto, non senza qualche difficoltà di collegamento, ieri per i cinque arrestati - un sesto è ricercato - nell’ambito dell’inchiesta per la morte di Francesca Manfredi, la 24enne di Brescia stroncata lo scorso 23 agosto da un mix di droghe pesanti e alcol nella sua casa di Chiesanuova. In cella ci sono Micheal Paloschi, 33enne di Brescia, che risponde di omicidio preterintenzionale. E ieri, con il gip, Francesca Grassani, ha scelto di non parlare. La Procura gli addebita di avere materialmente iniettato alla 24enne, una vita stravolta dalla dipendenza dalla droga da cui voleva liberarsi (aveva contattato il Sert), la mezza dose di eroina che le ha poi dato il colpo di grazia. Decesso causato da "arresto cardiocircolatorio da intossicazione acuta da oppiacei e ketamina", era stato l’esito dell’autopsia, che aveva evidenziato nel corpo della malcapitata benzodiazepine, coca, eroina, ketamine.

Stando all’accusa, Francesca con una coetanea - indagata per omissione di soccorso - e Paloschi si erano dati a un divertimento allucinogeno ininterrotto nell’abitazione della vittima, dove il trio era rimasto dal 20 al 23 agosto senza mai mettere il naso fuori (a parte un paio di uscite per rifornirsi di stupefacenti, birre e vino). I tre avevano assunto di tutto. Xanax, coca, hashish, ketamine, alcol, eroina. Il 33enne la sera del 22 agosto avrebbe proposto a Francesca l’endovena - una novità per lei - di eroina per potenziare lo sballo e premuto lo stantuffo. Pratica che con il pm Benedetta Callea aveva negato, ma a Francesca è stato trovato un buco nel braccio destro, e non era mancina). Poi, quando alle 3,45 quella notte aveva sentito la 24enne rantolare nel sonno, Paloschi avrebbe rassicurato l’amica che intendeva chiamare il 118 invitandola a non preoccuparsi, essendosi lui iniettato una dose doppia.

La mattina seguente, Francesca ormai morta, avrebbe infine gettato le due siringhe in un cestino sulla pubblica via. Ma le siringhe sono state ritrovate, e sopra c’è il Dna di entrambi. Dal gip ieri pure i presunti pusher che avrebbero rifornito i ragazzi, cedendo loro soprattutto eroina e ketamina. Due sono in cella, due ai domiciliari. Haythem Bouaoun, 33enne tunisino, Thomas Maroni, 27enne di Coccaglio, il Franci Gjana, 30enne albanese di Coccaglio, Sara Reboldi ,24enne di Nave.