Marcheno, delitto in fonderia: la Procura verso la chiusura indagini. Poche le certezze

Il Procuratore: "Dobbiamo tirare le fila e costruire qualcosa di solido con tutte le responsabilità e i ruoli delle persone coinvolte ben definite"

Ricerche dell imprenditore scomparso Mario Bozzoli (Fotolive)

Ricerche dell imprenditore scomparso Mario Bozzoli (Fotolive)

Marcheno (Brescia), 8 novembre 2018 - «Il grosso del lavoro è stato fatto. Dobbiamo tirare le fila e costruire qualcosa di solido con tutte le responsabilità e i ruoli delle persone coinvolte ben definite». Il procuratore generale di Brescia, Pier Luigi Maria Dell’Osso, non vuole dare tempi ma entro qualche settimana, un paio di mesi forse, è pronto a chiudere le indagini sulla scomparsa di Mario Bozzoli, l’imprenditore svanito nel nulla l’8 ottobre di tre anni fa mentre si trovava nella fonderia di Marcheno di cui era titolare insieme al fratello Adelio.

Per gli inquirenti Mario Bozzoli è stato ucciso e il suo corpo fatto sparire. Quattro le persone indagate: Giacomo e Alex Bozzoli, nipoti di Mario e figli di Adelio, e due operai che la sera della scomparsa erano in fabbrica, Oscar Maggi e Aboagye “Abu” Akwasi. «Non ho avocato questa inchiesta per archiviarla», ha sempre sostenuto il procuratore generale. Un paio le certezze degli inquirenti: il corpo di Mario Bozzoli non è stato gettato in uno dei forni dell’azienda per essere distrutto e il movente del delitto andrebbe cercato nei cattivi rapporti tra l’imprenditore scomparso e uno dei suoi nipoti, Giacomo. «Le perizie eseguite sul forno negano la presenza di tracce riconducibili a Mario Bozzoli – spiega il procuratore generale – Se il corpo fosse stato gettato lì dentro per i periti sarebbe stato impossibile non trovarne». Per la procura generale il delitto sarebbe stato pianificato per tempo e nei minimi particolari. «Dalle perizie è arrivata la conferma che quasi tutte le telecamere a circuito chiuso della Bozzoli erano state spostate una decina di giorni prima della scomparsa – ricorda Dell’Osso – Per il perito inquadravano punti senza senso. Chi ha toccato le telecamere lo ha fatto da remoto e per quello che sappiamo i nipoti di Mario erano in grado di farlo».

Sul movente gli investigatori credono che mentre Mario volesse continuare a tenere alti prezzi e standard dei prodotti lavorati, l’altro ramo della famiglia avrebbe preferito mettere sul mercato lavorazioni di qualità inferiore ma a un prezzo che avrebbe tagliato fuori la concorrenza. E poi c’è il nodo della nuova fabbrica che Adelio e i figli stavano realizzando a Bedizzole. «Gli aspetti economico-finanziari sono sotto la lente di ingrandimento della Finanza – ricordano dalla procura generale – Da lì arriveranno le risposte al delitto. Per questo ho deciso di avocare un’altra indagine della Procura sui reati fiscali commessi tra il 2013 e il 2014 in cui tra gli indagati compaiono anche i proprietari della Bozzoli». Risposte che potrebbero fare luce anche sulla morte di Giuseppe Ghirardini, l’operaio della Bozzoli scomparso una settimana dopo il suo titolare e ritrovato morto vicino a Ponte di Legno avvelenato dal cianuro. «Difficile pensare che sia stato ucciso, o costretto a farlo, ma non escludiamo nulla», sottolinea il procuratore generale.