Brescia, delitto Diva Borin: "Così fu strangolata"

In aula il perito riscrive le ultime ore dell’86enne che potrebbe essere deceduta nel primo pomeriggio

Il palazzo dove abitava Diva Borin

Il palazzo dove abitava Diva Borin

 

Brescia, 3 maggio 2022 - Diva Borin , l’86enne di Brescia che per la procura fu uccisa in casa dal badante per interessi economici, potenzialmente potrebbe essere stata eliminata tra le 14,30 del 1 marzo 2019 e le 9,30 del mattino seguente.

È la conclusione cui è giunto il professore Paolo Fais, medico legale dell’Università di Bologna, incaricato di una perizia disposta dal gup, Andrea Gaboardi, nell’ambito del processo in abbreviato nei confronti del 38enne uomo tuttofare dell’anziana, Salvatore Spina.

L’esperto ieri ha relazionato in aula alle parti 42 pagine di elaborato, i cui risultati non inficiano né la prospettazione dell’accusa, né quella della difesa. Ma certo introducono delle novità.

Ampliano il lasso temporale dell’epoca della morte, che il pm Antonio Bassolino colloca tra le 19,30 e le 20,30 del 1 marzo ad opera appunto di Spina - per lui ha chiesto una condanna a 14 anni e 4 mesi - il quale diede l’allarme il giorno seguente sostenendo di avere trovato la nonnina priva di vita sul divano in soggiorno.

L’accusa ritiene che l’imputato, incluso nell’asse testamentario dalla vittima che però nell’ultimo periodo sembrava avere cambiato idea a favore di una nuova badante - ecco il presunto movente, ma lui si è sempre dichiarato estraneo ai fatti - mise le mani al collo di Borin quando era già a letto, poi la finì con un foulard, infine spostò il cadavere per depistare. Per il perito proprio l’ipotetico spostamento del corpo introduce una serie di variabili che rendono inapplicabili i classici parametri utilizzati per la datazione della morte.

E ancora, concordando con la tesi della procura, l’esperto ha concluso che Borin fu uccisa da due manovre messe in atto in sequenza: lo strangolamento con foulard e l’ostruzione delle vie respiratorie a mani nude.

L’assassino può aver fatto tutto da solo, oppure avere avuto l’aiuto di un complice. Nel corpo dell’anziana sono state trovate tracce di diazepam, un ansiolitico, che di certo avrebbe compromesso le capacità reattive della 86enne. Il farmaco sarebbe stato assunto all’ora di cena. Una conclusione, questa, che però postulerebbe la sua esistenza in vita in serata.

L’udienza è stata aggiornata al 9 settembre.