Covid, la variante bresciana battuta dalle restrizioni

Nel gennaio scorso a Corzano scoppiò il primo focolaio italiano. Si è stabilito che inasprire la zona gialla fu decisivo

Smart working e scuole chiuse

Smart working e scuole chiuse

Corzano (Brescia) -  Scuole chiuse , incentivo allo smart-working, informazione capillare tra le famiglie. Misure più restrittive della zona gialla esistente quelle assunte a gennaio scorso dal sindaco di Corzano Giovanni Benzoni, che a qualcuno potevano essere sembrate impopolari al tempo, ma che ora sono riconosciute dalla scienza come scelta vincente. Il caso Corzano, comune bresciano da 1400 persone dove per la prima volta si sviluppò in Italia un focolaio da variante inglese, è arrivato nelle pagine del Journal of Medical Virology: è dei giorni scorsi la pubblicazione dello studio condotto da Arnaldo Caruso, presidente della società italiana di virologia, professore ordinario di Microbiologia all’Università di Brescia e direttore del Laboratorio di Microbiologia e Virologia di Asst Spedali Civili di Brescia, con Serena Messali, Giovanni Campisi, Marta Giovanetti, Massimo Ciccozzi e Francesca Caccuri. "Tutto partì dall’infezione di una persona in un istituto scolastico – ricorda Caruso – innescando la trasmissione ai bambini e, da questi, alle famiglie".

In dieci giorni , i positivi raggiunsero quota 184, il 10% della popolazione totale, di cui il 60% tra studenti e insegnanti delle scuole. Nella maggior parte dei casi si trattava di variante inglese. "Tutto si è sviluppato in questa piccola comunità – spiega Caruso – con un sindaco molto capace, che ha deciso di chiudere le scuole e poi ridurre i contatti sociali, cercando di far capire alle persone come comportarsi, evitando assembramenti, favorendo anche a livello locale lo smart-working, pur essendo una zona molto industrializzata. Una comunità disciplinatissima, che ha seguito alcune regole basilari di prevenzione". Una storia che conferma il ruolo importante dei Comuni nella gestione della pandemia. Corzano non fu mai dichiarata zona rossa, cosa che invece successe nella vicina Castrezzato (quando i dati erano in miglioramento dopo che erano state già chiuse le scuole e ridotti gli assembramenti) ed in altri 3 comuni lombardi (Mede, Viggiù e Bollate). Le regole auto-imposte inasprendo la zona gialla a Corzano hanno non solo contenuto il contagio nella comunità, ma avrebbero anche evitato che ‘scappasse’ la variante inglese con ‘mutazione Corzano’. In 21 casi analizzati nel Laboratorio di Microbiologia e Virologia di Asst Spedali Civili, infatti, è stata rilevata una mutazione della proteina spike, non presente in altre varianti inglesi.

«Questa mutazione ci ha permesso di tracciare l’identikit della variante – prosegue Caruso - che a Corzano ha circolato molto nei bambini e che ha preso quasi un’impronta digitale. Non è stata più trovata altrove. Questo ci fa dire che le misure restrittive hanno bloccato la cessione e la circolazione nel resto del territorio italiano". Altre varianti, invece, hanno continuato a circolare in tutto il territorio. Nel laboratorio diretto da Caruso ne sono state registrate diverse, compresa la Mu. "In questo momento la dominante è la variante delta. La nota positiva è che i sieri sono attivi su tutte, vediamo che c’è una buona protezione indotta dall’immunizzazione. Ora – conclude Caruso - è fondamentale tenere alto il livello di vaccinazione".