Covid, Brescia trema: numeri come a marzo

A Bergamo situazione migliore. Il ricercatore: "Per interventi mirati, servono informazioni sui luoghi dei contagi"

Operatori sanitari

Operatori sanitari

Bergamo e Brescia, 30 ottobre 2020 - Sono 382 i positivi registrati ieri nel Bresciano: non accadeva da marzo che si superasse la soglia psicologica dei 350 contagi. Gli isolamenti sono saliti a 2.234, dai 1.680 di mercoledì. Bergamo sembra andar meglio, probabilmente per la combinazione tra la maggiore virtuosità nel mantenere il distanziamento e copertura degli anticorpi, visto che, in zone come la Val Seriana, tra il 40 ed il 50% delle persone è già stato contagiato. I nuovi contagi nella Bergamasca ieri sono stati 135.

Se le strutture ospedaliere per ora reggono, si deve registrare un incremento di decessi rispetto ai mesi estivi: a ottobre Ats Brescia ha rilevato 11 morti tra positivi a Covid. Hanno superato ormai quota 18mila i contagiati da inizio epidemia: 18.137.

Tracciare per capire quali sono le occasioni più frequenti di contagio e definire misure più mirate, con un orizzonte temporale che vada oltre Natale: per Antonio Clavenna, ricercatore presso l’Istituto Mario Negri, la mancanza di dati certi (lamentata nei giorni scorsi anche dal Comune di Brescia) è il filo conduttore tra la recrudescenza delle ultime settimane e l’efficacia delle misure prese con l’ultimo Dpcm per contenerlo. «Non siamo in grado di spiegare completamente il perché di questa crescita di contagi – spiega –: concorrono diversi fattori, legati alle temperature, al comportamento durante l’estate, alle scuole. Il problema è che non abbiamo informazioni per capire dove più frequentemente avvengono i contagi. Dai dati pubblici, anche di Iss, emerge che 3 focolai su 4 sono tra le mura domestiche, ma non sappiamo da dove parte il focolaio".

Manca, dunque, un tassello prezioso per capire che misure prendere. "È presto per valutare l’impatto dell’ultimo Dpcm, servono 10-15 giorni, anche di più per valutarlo sulle terapie intensive. Sono misure basate più sulla percezione soggettiva che su dati che dicano quali sono i contesti a maggiore rischio". Così anche parlare di lockdown diventa complesso. "Ci sono potenziali benefici – sottolinea Clavenna – ma anche potenziali ricadute negative. In ogni caso, la decisione su come e dove applicarlo non spetta solo ai tecnici, ma serve la valutazione dei decisori politici. Inoltre, ci vuole una prospettiva che vada da qui a primavera, visto che il vaccino non sarà disponibile per un buon numero di persone prima dell’estate".