Covid, perché alcune città sono state più colpite? La risposta nell'import/export

Lo studio: Milano, Bergamo e Brescia, le tre province lombarde con più rapporti con l’estero, hanno registrato numeri più alti

Il reparto covid dell'ospedale Poliambulanza di Brescia

Il reparto covid dell'ospedale Poliambulanza di Brescia

Brescia - Il coronavirus? Viaggia sulle rotte degli scambi commerciali internazionali. Nelle province lombarde, e in generale, in tutte quelle italiane, c’è infatti una correlazione molto netta tra il volume di import-export e il numero di contagi registrati da marzo 2020 a febbraio 2021. Ad evidenziarla, per la prima volta, è lo studio firmato da Elza Bontempi, ordinario di Chimica all’Università degli Studi di Brescia, ricercatrice inserita nellaTop Italian Scientists (TIS) list per l’area della chimica ambientale, e dal collega Mario Coccia, research director del Cnr di Torino. Il lavoro, pubblicato sulla rivista internazionale Environmental Research, aggiunge un nuovo tassello alla comprensione dei meccanismi di diffusione del coronavirus, anche in vista dei mesi a venire, dato che l’emergenza non è ancora conclusa e che poco si sa dell’effetto che la varianti potrebbero avere sul vaccino. 

Ellza Bontempi ordinario di Chimica all’Università degli Studi di Brescia
Ellza Bontempi ordinario di Chimica all’Università degli Studi di Brescia

"Siamo partiti da una constatazione – spiega Bontempi, reference author – ovvero che la diffusione del virus è stata disomogenea sul territorio. In particolare, alcune città della Lombardia, come Brescia e Bergamo, sono state più colpite delle altre. Soprattutto nella prima ondata, si è dibattuto sul fatto che la presenza del particolato potesse essere una possibile causa, anche se poi uno studio della stessa Arpa lo ha smentito. Noi abbiamo comunque voluto approfondire". In un lavoro precedente, anche Bontempi aveva rilevato che la relazione tra Covid e particolato era un po’ debole: ad esempio, città come Torino ed Alessandria avevano valori più elevati di Pm10, ma pochi contagi. "Da lì ho iniziato a cercare un indicatore associato alla socialità – prosegue Bontempi – e in effetti abbiamo trovato una prima correlazione tra diffusione dei contagi e import-export con la Cina. Abbiamo seguito questa strada, che ci ha portato al nuovo studio, dove è stata confermata la correlazione positiva tra scambi commerciali con l’estero e contagi per le 107 province italiane". 

In Lombardia, le province con maggiori valori di import/export, ovvero Milano, Bergamo e Brescia, risultano essere anche quelle con maggior numero di contagi. Al contrario, quelle che hanno un minor volume di scambi commerciali, come Sondrio, Lecco, Mantova, hanno anche il minor numero di positività. "C’è una ragione – spiega Bontempi – il commercio, infatti, non si limita allo scambio di beni o servizi, ma include relazioni interpersonali che spiegano la diffusione del virus, ma anche maggiore benessere dei territori, dove di conseguenza c’è anche più socialità. Abbiamo infatti visto che, con il lockdown, le realtà con maggiori scambi commerciali registravano poi minori contagi". Non solo: lo studio spiega che questo indicatore è addirittura superiore ai parametri comunemente utilizzati per spiegare la diffusione, come fattori economici, demografici, ambientali e climatici.