Covid e carceri, a Canton Mombello le celle scoppiano

La pandemia ha bloccato i trasferimenti dei detenuti tra le carceri, aggravando il sovraffollamento. Va un po’ meglio a Verziano

L’attuale sovraffollamento nazionale è calcolato in 2.858 persone

L’attuale sovraffollamento nazionale è calcolato in 2.858 persone

Brescia - Il blocco dei trasferimenti causa Covid inasprisce i problemi cronici delle carceri: così gli istituti penitenziari bresciani tornano a essere sovraffollati. "La situazione è preoccupante in tutta la Lombardia. Brescia non è tra le province messe meglio", spiega Luisa Ravagnani, garante dei diritti delle persone private della libertà a Brescia. Secondo i dati del ministero della Giustizia aggiornati al 30 giugno, in Lombardia, a fronte di una capienza regolamentare di 6.139 ci sono 7.745 detenuti, con uno scarto di +1.606 che rappresenta più della metà del sovraffollamento nazionale (2.858).

A Brescia, nella casa circondariale ‘Nerio Fischione’ Canton Mombello si contano 378 presenti a fronte di una capienza regolamentare di 189; meglio va nella casa di reclusione di Verziano, 97 detenuti rispetto ai 71 previsti. "Il blocco di trasferimenti da istituto a istituto non ha aiutato a ridurre i numeri. Ora personale e detenuti sono vaccinati, ci aspettiamo che si arrivi ai trasferimenti in istituti più idonei e di spostamenti di chi, da tempo, lo chiede". Questo dovrebbe incidere su sovraffollamento e problematiche connesse, esasperate dalle temperature estive. "C’è una carenza permanente di frigoriferi, che vengono donati per lo più da Comune ed associazioni di volontariato. Dovrebbe però essere lo Stato a porre le condizioni per vivere in modo dignitoso".

Di fatto sono ferme anche molte delle attività che in questi anni sono state messe in campo per favorire il valore rieducativo della pena, grazie ad amministrazione penitenziaria, istituzioni e mondo del volontariato. "Non c’è più il blocco delle attività – evidenzia Ravagnani – ma di fatto si è riattivato un 10% di quello che c’era prima. Ci sono volontari che non hanno finito il ciclo vaccinale, altri che chiedono maggiore cautela. C’è ancora un grosso vuoto, non ascrivibile all’amministrazione penitenziaria, ma alla situazione contingente".

Per ridurre il sovraffollamento, Ravagnani, insieme agli altri garanti, vede nella liberazione anticipata speciale (sconto di pena di 75 giorni, anziché di 45, in determinate circostanze) una soluzione subito applicabile. "Sarebbe anche un modo corretto di riconoscere ai detenuti di aver vissuto in uno stato di deprivazione creato dalla pandemia". Per Brescia, tuttavia, la soluzione vera sarà la realizzazione di un nuovo carcere, di cui si parla da anni. "Ci crederò quando lo vedrò. Come garanti abbiamo chiesto che non si pensi al carcere sempre e solo come costruzione di nuovi istituti – premette Ravagnani – ma qui a Brescia è indispensabile".