Corruzione e turbativa d'asta negli appalti pubblici: "Ecco cosa accadeva a Malonno"

Gelmi, l’ex sindaco, ha deciso di rispondere alle domande del giudice

Stefano Gelmi ha chiesto di poter avere una misura cautelare alternativa a quella del carcere

Stefano Gelmi ha chiesto di poter avere una misura cautelare alternativa a quella del carcere

Malonno (Brescia), 1 marzo 2018 - Ha deciso di rispondere alle domande del gip Cesare Bonamartini, Stefano Gelmi, l’ex sindaco di Malonno. Ieri mattina è stato interrogato nel carcere di Canton Mombello dove è detenuto da lunedì mattina. L’inchiesta della Procura di Brescia Procura di Brescia ha coinvolto altre 10 persone tra imprenditori e dipendenti pubblici (cinque quelle finite ai domiciliari, tra loro anche i due funzionari pubblici in servizio alla Centrale unica di committenza della Unione delle Alpi Orobie Bresciane, cinque quelle per cui è stato disposto l’obbligo di firma) accusate a vario titolo di corruzione e turbativa degli incanti.

«Gelmi ha risposto alle domande del magistrato – si limita a commentare Gianluigi Bezzi, l’avvocato difensore dell’ex primo cittadino di Malonno che si era dimesso dall’incarico lo scorso autunno non appena era finito nel registro degli indagati – Ha spiegato la sua verità ricostruendo la vicenda dal suo punto di vista». Il legale dell’ex sindaco del piccolo centro della Valle Camonica ha chiesto che il suo assistito venga scarcerato. «Ho chiesto che venga modificata la misura cautelare – sottolinea l’avvocato Bezzi – Rendendola meno afflittiva».

Nelle prossime ore il gip, lo stesso che ha firmato l’ordinanza che ha portato in carcere Gelmi, scioglierà la riserva. Le accuse nei confronti dell’ex sindaco di Malonno sono pesanti. Secondo la Procura di Brescia sarebbe stato lui a tirare le fila del sistema collaudato che di fatto controllava gli appalti edili nel comune camuno. Tre quelli finiti al centro dell’inchiesta della Procura per un valore di circa un milione di euro. Secondo il gip Cesare Bonamartini, «il sistema di cordate delineato nell’ambito delle tre procedure di appalto esaminate risulta diffuso e condiviso tra tutti gli imprenditori e amministratori che operavano nel contesto della Centrale unica di committenza oggetto di indagine. Gelmi risulta regista delle operazioni collusive con gli aggiudicatari dei lavori pubblici e manifesta nella gestione della “res publica” una disinvoltura che trasmoda nel totale disprezzo per le garanzie di imparzialità imposte dalla legge».

Dalle intercettazioni emergerebbe tutta la spregiudicatezza dell’ex sindaco pronto a ingaggiare “picchiatori” per zittire gli imprenditori che avevano denunciato le irregolarità. «Mille euro, li metto in nero e gli faccio spaccare le gambe e basta – diceva senza troppi giri di parole – Quattro albanesi si prendono il nero, gli do duemila euro». L’inchiesta che ha travolto Malonno si è già allargata anche al Comune di Ceto dove nel mirino della Procura sono finiti due appalti per circa 600mila euro. Nel registro degli indagati ci sarebbero dallo scorso dicembre il sindaco Marina Lanzetti, un tecnico comunale e tre imprenditori della zona.