Coronavirus, l’altra criticità: gli obitori sono pieni

Da Bergamo a Brescia, non si riesce a fare fronte al continuo afflusso. Ai positivi è impedito l’ultimo saluto dai parenti

La situazione presso la camera mortuaria di Bergamo

La situazione presso la camera mortuaria di Bergamo

Brescia, 15 marzo 2020 - Non sono solo gli ospedali ad essere messi sotto pressione. La crescita vertiginosa del numero dei decessi sia a Brescia che a Bergamo (le province più colpite dall’epidemia di Covid19) sta rendendo sempre più difficile la gestione di obitori e servizi cimiteriali. A Brescia, le sale mortuarie del Civile, ben 19, sono costantemente piene. Le salme vi restano per poco tempo, senza nessuno che possa vegliarle, perché chi era infetto da SARS-CoV-2, non può essere esposto. Sulla bacheca all’ingresso non vengono ormai più indicati neanche i nomi dei defunti. Di normale non c’è più niente. Si muore da soli, in ospedale, lontano dalla propria famiglia. Per chi resta, non c’è neanche il conforto di poter dare un ultimo saluto al proprio padre, madre, moglie, marito, amico, né di poter accompagnare i propri cari nell’ultimo viaggio. In questi giorni neanche la morte si salva dai ritmi e della regole che scandiscono l’emergenza. Per evitare ogni possibile contagio, sono sospese le veglie funebri in casa dei defunti, nelle case del commiato e negli obitori. Solo il sacerdote può recarsi in forma privata presso il defunto, per una preghiera. Al cimitero si celebra il rito della sepoltura senza la messa. Anche durante le esequie, bisogna rispettare le distanze imposte dalla normativa. Sospesi i cortei funebri, così come le messe esequiali, che saranno concordate con le famiglie tempo opportuno, dopo l’emergenza: questo è il tempo del rigore.

Sempre più spesso gli addetti alle pompe funebri non hanno neanche parenti a cui rivolgersi, perché nel migliore dei casi sono in isolamento nelle loro abitazioni, nel peggiore in reparto se non addirittura in terapia intensiva. Per i sindaci e gli uffici comunali, si profilano giorni sempre più intensi di lavoro. Molti uffici comunali sono decimati, perché i dipendenti sono in ospedale o in casa in quarantena. A queste condizioni, diventa difficile anche svolgere gli adempimenti richiesti in questi casi tanto che a Brescia i medici degli ospedali sono stati autorizzati ad emettere subito i certificati di morte. C’è poi la ‘guerra’ dei numeri. Gli obitori sono stracolmi e non c’è posto per tutti, tanto che la Prefettura di Brescia ha chiesto alla Diocesi di aprire le chiese per custodire le salme in attesa della sepoltura. Nei tempi crematori ci sono le liste d’attesa: quello di Brescia a Sant’Eufemia sta accettando solo le salme dei residenti in città, a Bergamo i sindaci si stanno attrezzando per mettere le salme con le bare in loculi temporanei, per poi gestirli con il tempo. 

Molti Comuni hanno persino chiuso i cimiteri, per poter gestire meglio l’emergenza. Lo ha fatto ad esempio il Comune di Bergamo, dove l’assessorato competente in questi giorni è arrivato a registrare una sepoltura ogni mezz’ora: Prefettura ed Ats di Bergamo hanno invece autorizzato l’utilizzo della chiesa di Ognissanti come camera mortuaria. Non da ultimo, c’è poi, il problema dei posti nei cimiteri. Soprattutto nei comuni più piccoli non ce ne sono abbastanza per accogliere tanti defunti tutti insieme. Ad Alzano Lombardo, ad esempio, tra i più colpiti da contagi e decessi da coronavirus, il sindaco si è dovuto muovere per cercare posti altrove. Molti sindaci stanno facendo questa scelta, che, però, è tutt’altro che semplice, perché si scontra con la difficoltà di dover spiegare ai famigliari che il loro caro è stato tumulato a parecchi chilometri di distanza.