Coronavirus, è la tempesta perfetta: a rischio 20mila aziende

La stima di Confcommercio proietta perdite pari a 2,6 miliardi oltre a una distruzione occupazionale di circa 54mila unità in provincia

Carlo Massoletti, presidente di Confcommercio di Brescia

Carlo Massoletti, presidente di Confcommercio di Brescia

Brescia, 20 maggio 2020 - Il crollo dei ricavi, la crisi di liquidità e la difficile ripartenza dei consumi stanno disegnando i contorni della ‘tempesta perfetta’ per settore terziario bresciano. Nel 2020, rischiano di chiudere tra le 15 e le 20mila aziende, con una perdita dell’11% di valore aggiunto, pari a 2,6 miliardi di euro, e di un terzo degli occupati (-54mila). Una crisi senza precedenti, paragonabile solo a quella del secondo dopoguerra, quella evidenziata dalla ricerca di Format Research commissionata da Confcommercio. «Consideriamo che ogni anno, il saldo tra natalità e mortalità delle imprese è -1.500 – spiega Pierluigi Ascani, presidente Format Research – per cui parliamo di una perdita 10 volte superiore al calo fisiologico". Tra aziende del commercio, del turismo e dei servizi, crolla l’indicatore del clima di fiducia, -36,3 rispetto al periodo precedente, di pari passo con il calo dei ricavi (-34,6 punti l’indicatore congiunturale).

La previsione per la seconda parte dell’anno non migliora, soprattutto tra le imprese del turismo. Brescia, del resto, è stata la provincia della Lombardia con il più elevato numero di imprese del terziario costrette al lockdown (48%). L’emergenza principale resta ora la crisi di liquidità: oltre il 70% delle imprese del terziario del territorio di Brescia è in difficoltà nel riuscire a fare fronte al proprio fabbisogno finanziario (pagare i propri dipendenti, fare fronte al pagamento di bollette e affitti, pagare i fornitori, sostenere gli oneri contributivi e fiscali). Cresce, quindi, la domanda di credito nei confronti delle banche, ma il 45% delle attività è ancora in attesa di vedere accolta o meno la propria richiesta.

Sospesi gli investimenti: il 46% delle imprese che avevano in programma di investire dovranno rinunciare. La crisi avrà forte ripercussioni sul tessuto occupazionale: il 64% delle imprese di Brescia ha dichiarato di avere adottato o di essere in procinto di adottare la cassa integrazione, il 22% ha già ridotto il personale e il 53% prevede di farlo nei prossimi mesi se la situazione non migliorerà. Il picco delle ricadute sull’occupazione si raggiungerà invece a settembre, quando le imprese arriveranno a non poter più sostenere gli attuali livelli occupazionali. «La crisi non è affatto alle spalle. È una situazione che rischia di cambiare profondamente il tessuto sociale e produttivo di uno dei territori che rappresentano la locomotiva trainante del Pil italiano – conclude il presidente di Confcommercio Brescia Carlo Massoletti – questo non è accettabile, per questo gli enti locali e lo Stato devono intervenire, per aiutare, subito, le imprese, con sostegni a fondo perduto e interventi ancora più veloci ed efficaci".