Coronavirus, il racconto di un bresciano: "Trattato da appestato, un’odissea"

Una vacanza da incubo per Fausto Spranzi, bloccato nelle Filippine assieme ad amici

Fausto Spranzi

Fausto Spranzi

Brescia, 8 aprile 2020 - Ha rischiato di rimanere bloccato nelle Filippine, imprigionato in un bungalow. Solo grazie a un po’ di fortuna, tanto coraggio e a una spesa economica molto ingente, a carico suo e della famiglia, è riuscito a rientrare al Villaggio Violino di Brescia, dove vive la sua famiglia. Il protagonista dei fatti è Fausto Spranzi, 27 anni, che quando è scoppiata la pandemia si trovava in vacanza in Vietnam dopo avere lavorato alcuni mesi in Australia. "Da anni ormai non abito in Italia – spiega – fino all’estate sono stato a Londra, poi in Giappone e di lì in Australia. Quando ho potuto permettermi una vacanza ho pensato di visitare il Vietnam e poi la Thailandia, per poi andare in Spagna e cercare un lavoro in Europa. Non è andata così". 

Quando Fausto e un amico sono arrivati ad Ho Chi Minh, in Italia stava iniziando l’emergenza. "I media internazionali dopo qualche giorno dal nostro arrivo in Vietnam hanno cominciato a parlare della situazione italiana e specie bergamasca e bresciana – racconta il giovane – quando negli ostelli o negli alberghi mostravo i miei documenti prima chiamavano la polizia, poi un medico. Tramite i visti ho dimostrato che io in Italia non tornavo da agosto. Ma ho continuato ad avere problemi". 

Il programma della vacanza è dovuto cambiare. Il volo per la Thailandia prenotato dal giovane era fissato per le due settimane successive. Impossibile restare in Vietnam e dormire all’addiaccio. "Ho così deciso di andare nelle Filippine sull’isola di Palawan – rimarca- perché ci hanno detto che là la situazione era tranquilla. Con alcuni ragazzi europei abbiamo affittato un bungalow. Ci siamo trovati praticamente prigionieri. Non ci lasciavano uscire e ci portavano da mangiare. Con noi avevamo un drone, che alzavamo per controllare la situazione. C’era sempre qualcuno di guardia". 

A peggiorare la situazione è stata un’infezione al ginocchio. "All’ospedale mi hanno trattato come un appestato – sottolinea – il medico è rimasto a quattro metri di distanza. Mi ha mandato a casa con la febbre alta e un antibiotico. Sono riuscito ad andare a Manila una settimana dopo. Lì sia io sia i miei amici abbiamo speso quasi 1.500 euro per comprare un volo per Francoforte che è stato cancellato e poi un altro volo per la stessa città. Intanto i cittadini tedeschi grazie alla loro ambasciata erano rimpatriati gratuitamente su altri voli e attendevano in alberghi pagati dal Governo. Per noi l’Ambasciata e la Farnesina non han fatto nulla". Fausto per rientrare in Italia ha dovuto prendere un aereo per Roma e poi un treno per Firenze. Ci ha impiegato quasi quattro giorni.