Coronavirus, aziende che non mollano e fanno del bene

Orzivecchi, “Il Maggiolino“ ha messo sul mercato mascherine prodotte "con il miglior tessuto disponibile a oggi nel nostro Paese"

Il grande impegno delle aziende locali

Il grande impegno delle aziende locali

Orzivecchi (Brescia), 7 aprile 2020 - La Brescia che non si arrende è quella delle piccole imprese che, di fronte all’emergenza, riescono a reinventarsi per salvare posti di lavoro e dare una mano a chi è impegnato a combattere il nuovo coronavirus. È il caso di Il Maggiolino, avviata a Pompiano nel 1976 da Franco Compagnoni e dalla moglie Marilena. Nata in una cantina di casa con una piccola Singer di seconda mano, oggi l’azienda conta una sede espositiva 3mila mq ad Orzivecchi, magazzino e laboratorio dove, fino alla chiusura anti-Covid, si producevano tessili e cuscini. "Come tutti ci siamo dovuti fermare – spiega il figlio dei titolari, Massimo Compagnoni – Dopo lo sconcerto iniziale, però, è nata l’idea una parziale trasformazione verso la produzione di mascherine, partendo da una fornitura donata all’ambulanza di Trenzano". È partito così un intenso lavoro di ricerca di fornitori di alta qualità che ha portato Compagnoni ad interfacciarsi con Politecnico di Milano, di Torino ed Università di Bologna.

"Dopo qualche tentativo, siamo riusciti ad arrivare ad un prodotto performante. Secondo il Politecnico di Milano, il materiale da noi utilizzato è il migliore e, per ora, siamo gli unici in Italia ad averlo". Dal 3 aprile sono disponibili mascherine per i pazienti e per il personale sanitario. Qualche fornitura è già stata donata ai comuni di Orzinuovi, Pompiano, Torbole, Orzivecchi. "Abbiamo avviato le pratiche all’Istituto superiore di sanità per la certificazione, perché non vogliamo produrle solo in deroga. Ci abbiamo messo un po’ di più rispetto ad altri, ma il nostro obiettivo è di mantenere la produzione anche dopo l’emergenza". Per realizzare 14-15 mila mascherine al giorno, sono state assunte cinque persone che si aggiungono alle 10 già presenti. "Ringrazio tutte le operatrici – spiega Compagnoni – che stanno lavorando per questo. Come azienda non abbiamo chiesto aiuti a nessuno e grazie a questa trasformazione ci stiamo salvando. I margini non sono alti, ma ci interessa poco, l’obiettivo è continuare a lavorare e garantire lo stipendio a tutti facendo del bene ad altri".

Altro esempio di azienda che ha scelto di reinventarsi è la Zanola di Calcinato che, grazie ad una partnership con la società Nannini Italian Quality, ha convertito parte del proprio stabilimento alla produzione di occhiali di protezione individuale. Le due aziende hanno unito i loro punti di forza. La Nannini Italian Quality di Reggio Emilia produce e vende dal 1954 occhiali tecnici ma non disponeva di una linea safety. Zanola, invece, si occupa dal 1985 di stampi e stampaggio materie plastiche, con una conoscenza storica per il mondo dell’ottica. Costruiti gli stampi, già nei prossimi giorni, l’azienda sarà in grado di produrre e fornire circa 3.500 occhiali protettivi al giorno, che saranno distribuiti grazie ai canali di Nannini.