"Controlli soft", nei guai carabinieri dell’Ispettorato

Davanti al giudice si sono difesi respingendo le accuse il comandante e un suo sottoposto

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La parola ieri agli imputati che si sono detti innocenti. "Non c’è stata nessuna corruzione, abbiamo fatto il nostro dovere" hanno ripetuto l’ex comandante dei carabinieri del Nil Giuseppe Serio e l’appuntato Gianluca Schina. I due nel maggio 2020 finirono ai domiciliari per corruzione, concussione, rivelazione di segreti d’ufficio e truffa – i reati contestati a vario titolo – nella quale erano rimasti coinvolti anche un militare in pensione, Pasquale Venci, oggi consulente in sicurezza sul lavoro, il titolare di un bar a Brescia, Nicola Pasina, e il titolare di una cantina, Alberto Schiavi. Ieri per gli imputati, secondo cui la vicenda è una "montatura di colleghi con cui eravamo in cattivi rapporti", si è aperto il processo, nel quale è confluito un secondo procedimento, costola del principale, che vede l’ex comandante e il sottoposto nei guai per un presunto abuso d’ufficio. Stando al pm Ambrogio Cassiani, curò le indagini, Serio e Schina tra il 2018 e il 2019 in varie occasioni – oltre 40 gli episodi contestati – avrebbero ricevuto cene, aperitivi e benefit da ristoratori e imprenditori in cambio di controlli soft. La Procura li accusa anche di avere percepito indebitamente 4mila euro di rimborsi alterando relazioni. Assistiti dall’avvocato Alessandro Asaro, hanno spiegato al gup Bianchetti e al pm Bassolino di non avere compiuto irregolarità. Fornendo prove documentali, hanno cercato di smontare uno degli episodi clou (avrebbero scontato a un ristoratore una sanzione da 20mila euro in cambio di bottiglie): "Ci sono state regalate in un secondo momento in amicizia, quando il verbale era già stato chiuso. Non fu modificato". Quanto ai rimborsi, i militari – sospesi - hanno ammesso una discrepanza non di 4mila euro ma di 400 per un ‘errore di calcolo’. Denaro già restituito. B.Ras.