Concesio, appalti truccati: folla di imputati davanti al gup

In dodici hanno scelto il rito abbreviato

I carabinieri in Comune a Concesio

I carabinieri in Comune a Concesio

Concesio (Brescia), 4 ottobre 2019 - E' approdata in Tribunale la maxi-inchiesta del pm Ambrogio Cassiani che ad aprile si era abbattuta sul Comune di Concesio, nel mirino per un presunto giro di appalti truccati e bustarelle, e che aveva fatto finire in manette l’ex responsabile dell’ufficio Tecnico Riccardo Gardoni. Sotto indagine 24 persone, praticamente tutta la giunta, con il parroco e il comandante della polizia locale. 

Ieri il gup Alberto Pavan ha aperto l’udienza preliminare: 13 imputati hanno ottenuto il rito abbreviato. La discussione è fissata per il 6 febbraio 2020, quando il gup deciderà anche in merito al patteggiamento di un imprenditore che ha reso ampie dichiarazioni confessorie. Il 17 ottobre invece il gup sceglierà la sorte processuale per altri 12 imprenditori che in caso di rinvio a giudizio hanno scelto il dibattimento. 

Corruzione, omissione d’atti d’ufficio, turbativa d’asta e falso sono i reati contestati all’architetto Gardoni, al quale erano stati sequestrati conti correnti, preziosi e denaro per quasi un milione. Accertamenti avrebbero permesso di scoprire il cosiddetto “Sistema Gardoni”: affidamenti diretti degli appalti sotto i 40mila euro sempre alle stesse quattro-cinque ditte compiacenti, seguiti da procedure di gara fittizie indette a lavori già fatti. Un sistema che per l’accusa si reggeva su regali costanti. Gardoni, che aveva negato favoritismi ma ammesso di aver preso «qualche piccolo regalo», avrebbe poi aumentato le cubature delle superfici edificabili a vantaggio degli “amici”. Il comandante della Locale Walter Rotundo è invece accusato di aver taciuto le irregolarità di cui era a conoscenza.

Imputati anche l’ex sindaco Stefano Retali, la vice Domenica Troncatti e gli assessori Stefano Arrighini, Marco Beccalossi, Giampietro Belleri, Enrica Rizzini: avrebbero concesso contributi alla parrocchia di Sant’Antonino per raccogliere ferro e materiali non pericolosi senza autorizzazioni. Il parroco don Fabio Peli risponde di gestione illecita dei rifiuti.