Colpi di forbici alla gola. L’accusa chiede 8 anni

La richiesta di condanna formulata ieri in aula per Angelo Macrì, che risponde del tentato omicidio dell’ex compagna e socia a Gardone

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di Beatrice Raspa

Otto anni di carcere. È la richiesta di condanna formulata ieri in aula dal pm Marzia Aliatis nei confronti di Angelo Macrì, 55enne finito sotto processo con l’accusa di tentato omicidio della ex. Di quella lite, finita con un paio di forbici conficcate nel collo della donna, una 40enne ucraina con passaporto italiano – era il 17 agosto 2021 – imputato e parte offesa hanno dato versioni opposte. Tra i due, che prima di lasciarsi gestivano insieme la pelletteria della donna, in corso Repubblica a Gardone Riviera, c’erano forti tensioni per questioni di tipo economico.

In particolare a metterli uno contro l’altra in quel periodo c’erano 30mila euro di fondi governativi Covid, che i negozianti avrebbero voluto investire in modi diversi. La vittima ai giudici della Prima sezione penale ha raccontato di essere stata aggredita in negozio e buttata a terra, di essersi trovata le mani attorno al collo e poi le lame alla gola (che per miracolo le hanno risparmiato la giugulare, ma non un paio di settimane di coma). L’imputato al contrario ha riferito di essersi limitato a spintonare la ex al culmine di un diverbio acceso. Caduta a terra, la stessa si era poi punta inavvertitamente con le forbici che aveva in mano, questa la sua versione. "Ma non volevo ucciderla", ha dichiarato. La parte offesa ha ammesso di non avere sentito minacce di morte (udite, invece, pare, da alcuni testimoni, che hanno riferito di una scena concitata, con i due litiganti che entravano e uscivano dalla pelletteria).

Per la Procura però l’intenzione omicidiaria c’era e l’imputato – che sta affrontando il processo con rito abbreviato accolto solo in un secondo momento dal presidente della Prima sezione Roberto Spanò, dopo il rigetto da parte del gup del rito alternativo condizionato a una consulenza informatica – dunque deve pagare con otto anni di reclusione.

L’avvocato Marina Manfredi – parte civile – ha chiesto 25mila euro di risarcimento. Ma per la collega Valeria Cominotti della difesa non si trattò di un tentato omicidio: "Macrì non dimentichiamo che anziché scappare è andato subito dai carabinieri. Si è scusato, ha tentato di risarcire (l’accordo non andato a buon fine, ndr), ha intrapreso un percorso psicologico". Di qui la richiesta di derubricazione dell’accusa, di una pena mite e dell’accoglimento delle attenuanti generiche. Udienza aggiornata al 16 giugno per repliche e sentenza.