Brescia, cinghiali da abbattere: coinvolti otto imputati eccellenti

Sotto accusa l'ex presidente del Broletto, il capo della polizia provinciale e vari dirigenti: "Piano disinvolto, hanno favorito i cacciatori"

Un cinghiale

Un cinghiale

Brescia, 20 marzo 2019 - Il problema cinghiali è approdato in tribunale. Ieri si è aperta l’udienza preliminare per gli otto imputati «eccellenti» finiti sotto la lente della magistratura per aver gestito il piano di abbattimento regionale stando all’accusa in modo disinvolto, favorendo i cacciatori. Il gup dovrà decidere se mandare a processo o prosciogliere l’ex presidente della Provincia Pierluigi Mottinelli, il comandante della polizia provinciale Carlo Caromani e i suoi ufficiali Dario Saleri e Gianluca Cominini, il funzionario dell’ex ufficio Caccia del Broletto Raffaele Gareri, l’ex presidente dell’Ambito di caccia Oscar Lombardi, i direttori dell’Ufficio territoriale regionale Giulio Del Monte e Alberto Cigliati. Tutti nei guai a vario titolo per peculato (appropriazione della fauna selvatica), animalicidio, smaltimento indebito di carcasse, inquinamento ambientale.

Ieri è stato il turno della richiesta di costituzione di parte civile di Lac, Lav, Wwf e Legambiente. L’inchiesta, condotta dal pm Ambrogio Cassiani, ritiene il piano sprovvisto di autorizzazioni Ispra. A offrire lo spunto per l’indagine, le denunce delle associazioni ambientaliste contro l’assenza di scientificità delle campagne di riduzione a fucilate e la segnalazione della commercializzazione (illegale) della carne degli animali alle sagre di paese. Denunce a cui aveva fatto da sponda il Tar sospendendo il decreto regionale degli abbattimenti liberi.

Il quadro accusatorio parte dal presupposto che per legge la carne dei cinghiali abbattuti va messa all’asta e il ricavato serve a rifondere i danni causati dalla specie. L’animalicidio si fonderebbe sul mancato ricorso ai metodi di contenimento ecologici, e l’inquinamento sarebbe generato dalla proliferazione delle bestie causato paradossalmente proprio dalla caccia. Un impianto in parte già smontato dal gip in sede di mancata concessione di misure interdittive chieste per sette dipendenti pubblici. Udienza aggiornata il 9 aprile.