Chiari, picchiato a scuola dal compagno bullo: a casa 7 giorni

Le mamme ribadiscono: quel ragazzino va aiutato

Una immagine simbolica di violenza su un ragazzino

Una immagine simbolica di violenza su un ragazzino

Chiari (Brescia), 11 novembre 2018 - Lo scolaro della terza A del plesso scolastico Turla di via Roccafranca picchiato da un compagno di classe durante lo svolgimento delle ore di lezione sta meglio, anche se dovrà riposare per una settimana a causa delle botte prese. Lo hanno stabilito i medici del pronto soccorso dell’ospedale Mellino Mellini di Chiari, che hanno rilevato la presenza sul suo corpo di diverse contusioni dichiarate guaribili in sette giorni. Intanto nella cittadina dell’Ovest bresciano non si parla che di quello che è accaduto nell’istituto scolastico composto da dieci classi per un totale di 226 alunni: 22, in media, per ogni sezione.

Dalla scuola al momento non arrivano dichiarazioni ufficiali, anche se è emerso che la dirigenza scolastica sta prendendo in esame con attenzione la questione e cercando di capire che cosa sia successo. I genitori di terza A e anche molti di quelli di altre sezioni, intanto, stanno ponderando il da farsi e continuano a dirsi pronti a tenere i figli a casa da scuola fino a che non verrà trovato il modo di assegnare un insegnante di sostegno al “bullo” che da tempo tormenta i loro figli. «Sappiamo che la direzione si sta occupando della vicenda e teniamo a fare sapere che apprezziamo molto – dicono alcune mamme –. La situazione è difficile ed estremamente delicata. Se abbiamo paura per i nostri figli, vessati da un ragazzino più grande inserito nella loro classe, nel contempo siamo molto preoccupate anche per lui, che ha la necessità di essere aiutato e accudito. Se fa questo, e ne siamo certe, è perché sta vivendo un momento difficile. Dobbiamo starci tutti vicini e superare il problema insieme».

A scuola il rispetto per la privacy del ragazzino è massimo. Le mamme non si espongono, non vogliono dire di chi si tratti e dove abiti esattamente. Si sa solo che il padre non vive con la famiglia. Nessuno ce l’ha con la scuola, con la direzione e con gli insegnanti. Secondo le mamme, «fanno il possibile ma spesso non riescono a contenerlo dovendo occuparsi di un’altra ventina di bambini». Lunedì mattina, se non vi saranno novità, una delegazione di genitori è pronta a recarsi a scuola per parlare del problema.