Cassa integrazione a “orologeria” Cala, ma è boom a Bergamo e Brescia

In controtendenza le due province più manifatturiere. Il sindacato: pesano le difficoltà del metalmeccanico

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di Federica Pacella

Cassa integrazione in calo tra il primo e secondo trimestre 2022, ad eccezione di Brescia e Bergamo, dove si registra un aumento di circa il 30%. Dai dati Inps sugli ammortizzatori sociali, analizzati da Cisl Lombardia, emerge che durante il primo trimestre del 2022 le aziende lombarde hanno richiesto poco più di 35 milioni ore, diventate 28 milioni nel secondo trimestre, pari al 20% in meno (tra cassa ordinaria, in deroga, straordinaria, Fis). Un segno positivo, seppure lontano dai 7 milioni del primo trimestre 2019 e dai 9,5 milioni del secondo trimestre. Rispetto al totale nazionale, la percentuale di incidenza delle ore di cassa integrazione lombarde è anzi in crescita: era il 17% nel primo trimestre, mentre si è assestata al 19% nei 3 mesi successivi. Ma come si spiega il ‘caso’ di Brescia e Bergamo? La ragione va ricercata nell’incremento di ore (da 5 a 7 milioni) nel settore metalmeccanico, particolarmente rappresentativo per le due province.

Il record negativo, in particolare, spetta a Brescia, dove l’incidenza delle ore di cassa richieste sul totale lombardo passa dal 10% dei primi 3 mesi dell’anno al 19% di aprile-giugno: si è andati, infatti, dai 2.967.43 ai 3.846.67, con una crescita del 30%, la peggiore in Lombardia. "Le ragioni di questo incremento – commenta Alberto Pluda, segretario generale Cisl Brescia – sono legate al comparto metalmeccanico, che risente delle difficoltà congiunturali di approvvigionamento delle materie prime, legato alle tensioni internazionali. C’è poi la questione dell’energia, perché le imprese energivore stanno rallentando la produzione, per effetto dei costi, e ricorrono alla cassa integrazione per garantire un minimo salariale ai lavoratori nei momenti di stop produttivo".

Nel Bresciano aumenta anche di quasi cinque volte il totale della cassa integrazione ordinaria nel settore della chimica-plastica, mentre è sostanzialmente stabile il ricorso agli ammortizzatori sociali in agricoltura e nell’edilizia.

Unico dato in contrazione è quello del settore tessile (da 450mila a 163 mila ore), che potrebbe essere la spia della tendenza a tornare a produrre in casa. "Proprio le turbolenze – prosegue Pluda – a livello internazionale stanno portando le imprese di questo settore a reinternalizzare le produzioni, segnando un’inversione di rotta rispetto alle delocalizzazioni degli anni scorsi". Anche nella provincia di Bergamo si rileva l’anomala (rispetto al contesto regionale) crescita di cassa integrazione, la cui incidenza passa dal 6% all’11%.

In termini di ore autorizzate nelle imprese del territorio, l’aumento dell’impiego di ammortizzatori sociali nell’organizzazione del lavoro è del 28%; l’andamento più significativo è riscontrabile nella cassa straordinaria (da 858.000 a 1.346.000 di ore), erogata dall’Inps per integrare la retribuzione di lavoratori di aziende che devono affrontare situazioni di crisi e riorganizzazione o contratti di solidarietà difensivi. Per quanto riguarda i settori, nella Bergamasca c’è l’assoluta predominanza del metalmeccanico e del tessile.