Case di Comunità definita la mappa Dubbi sui tempi

Il sindacato: "Buona la legge, ma le cure servono ora"

di Federica Pacella

Le Case di Comunità ridisegnano la medicina del territorio del futuro, ma nel frattempo restano i problemi quotidiani di accesso alle cure. Tra Brescia, Bergamo, Como, Sondrio e Lecco, entro il 2023 saranno attivate 78 case di Comunità sulle 199 regionali (42 entro la fine di quest’anno). Alle nuove strutture socio-sanitarie, che entreranno a fare parte del Servizio Sanitario Regionale, i cittadini possono accedere gratuitamente per funzioni d’assistenza sanitaria primaria e attività di prevenzione. All’interno saranno presenti equipe di medici di medicina generale, pediatri, medici specialisti, infermieri e altri professionisti della salute (tecnici di laboratorio, ostetriche, psicologi) che operano in raccordo anche con la rete delle farmacie territoriali. A Bergamo ne sono previste 21 di cui 3 attive, le altre da aprire entro il 2024; nel Bresciano (compresa la Val Camonica) 30, di cui 3 attive; a Lecco, ne arriveranno 7 oltre a quella già operativa a Olgiate Molgora; nel Comasco, 11 di cui 1 già attiva; in provincia di Sondrio 8, di cui una nel 2026 (a Dongo) e 2 attive. Come funzioneranno nel concreto? A Leno, nella bassa bresciana (Asst del Garda), la Casa di Comunità, tra le prime ad essere attivate fa già da punto unico di accesso per l’orientamento dei cittadini, accoglienza e prima valutazione dei bisogni: sono erogate diverse specialità (cardiologia, diabetologia, dermatologia) ma è presente anche il punto prelievi, il centro disturbi cognitivi demenze, il consultorio familiare che si occupa anche di adozioni e tutela minori, il servizio per la presa in carico delle cronicità.

"La legge 22, in sé, va bene – commenta Cesare Meini, Uilp Uil Brescia – il punto è, però, che ha 5 anni per esser sviluppata, ma i cittadini hanno bisogno oggi di risposte". La lista raccolta dai sindacati (Spi Cgil, Fnp Cisl e Uilp Uil Brescia) dagli over 65 incontrati nel corso di 19 assemblee tra città e provincia, è lunga e facilmente condivisibile da chiunque, a qualunque età, abbia bisogno di prestazioni mediche o semplicemente di parlare col proprio medico di medicina generale. "Aspettiamo che la Regione riesca ad unire in unico Cup, Centro unico di prenotazione, tutte le agende di strutture pubbliche e private della Regione", sottolinea Battista Alghisi, Fnp Cisl. Per ora, infatti, le chiamate ai centralini finiscono per lo più con la classica proposta di visite private o in libera prestazione nell’arco di pochi giorni invece che attese di mesi con il sistema sanitario nazionale. "È finito anche l’universalismo del servizio sanitario", constata Donatella Cagno, responsabile sanità Spi Cgil. Quanto alle Case di Comunità già attivate, non tutte rispecchierebbero lo spirito della riforma. "A Nave (Brescia) è il poliambulatorio già esistente, trasformato in casa di Comunità, ma non è questo il senso della legge", aggiunge Cagno.